Atalanta-Napoli: "Sì agli sfottò, no al razzismo..."

Gli Ultras bergamaschi: "La nostra città ha sempre schifato i canti beceri e gli ululati offensivi". Ma la Figc minaccia la sospensione della partita in caso di cori discriminatori

Tifosi dell'Atalanta

Tifosi dell'Atalanta

Bergamo, 1 dicembre 2018 - Veleni, sospetti e dichiarazioni preventive agitano l’avvicinamento al “Monday night“ tra Atalanta e Napoli. La tifoseria bergamasca da giorni è in fermento sui social per quella che in molti hanno definito una rischiosa ‘polpetta avvelenata’. Ovvero il rischio di sospensione del match nel caso ci fossero cori non solo a carattere razzista ma anche a carattere discriminatorio a livello territoriale. Una norma che nel nostro calcio esiste dal 2013, pur non essendo mai stata applicata in un incontro professionistico.

Eppure i cori sulle stragi di Superga, della stazione di Bologna o dell’Heysel purtroppo sono spesso echeggiati nei nostri stadi. Insieme a quelli sul risveglio del Vesuvio. La scorsa settimana il tecnico del Napoli, Carlo Ancelotti, ha auspicato la sospensione della partita a Bergamo nel caso di offese ai napoletani. Lunedì è toccato al numero uno della FIGC, Gabriele Gravina, ribadire la linea dura ovvero che si applicherà il regolamento che prevede lo stop delle partite in caso di cori razzisti o discriminatori. E l’attenzione del mondo del calcio nostrano si è posata sulla partita di lunedì di Bergamo. Innescando inevitabili polemiche sui social, con la tifoseria orobica a domandarsi se persino il banale sfottò possa portare ad una sospensione del match. Con il timore, dopo le dichiarazioni di Ancelotti, che si possa prestare ascolto più ai cori dei bergamaschi che a quelli dei napoletani. Da qui la paura della ‘polpetta avvelenata’, rimbalzata su migliaia di post.

E sul punto ieri pomeriggio è intervenuta anche la Curva Nord, il cuore più caldo del tifo bergamasco, con un comunicato dal titolo eloquente, ‘Noi non siamo napoletani’, per precisare il punto di vista degli ultras nerazzurri, sintetizzabile in un semplice si agli sfottò campanilistici, no al razzismo. «Bergamo – scrive la Curva Nord - un’altra volta sarà il banco di prova per l’ennesimo strumento di repressione: ecco che si torna a parlare di razzismo, nello specifico di discriminazione territoriale. Qualcuno dice che dobbiamo essere più intelligenti o che non dobbiamo cadere nella trappola. Noi rispondiamo che saremo quelli che siamo sempre stati! Non prendiamo in considerazionela possibilità di essere privati di una delle componenti più basilari ed elementari del calcio: gli sfottò tra tifoserie. Bergamo ha sempre schifato i cori beceri e gli ululati razzisti. Ha dimostrato di essere sempre stata una piazza matura e credibile. A Bergamo è sempre stata una questione di campanilismo e non di razzismo: ben venga quando sentiamo Bergamasco contadino cantato nella maggior parte degli stadi italiani! Ben vengano gli ‘odio Bergamo’. Tutto questo vissuto sulla nostra pelle non ci ferisce, ma anzi ci lega semplicemente di più alla nostra terra».