Milano, 1 febbraio 2014 - "'La mia classe' non è un film sull'immigrazione, ma un film sugli esseri umani e sulla voglia di vivere delle persone": Valerio Mastandrea sgombera il campo da interpretazioni politiche sull'ultimo film di Daniele Gaglianone. Maestro di italiano in una scuola serale per immigrati, è lui l'unico attore professionista di "La mia classe" di Daniele Gaglianone. Gli altri, tutti immigrati e presi "dalla strada", sono il negoziante Mamon dal Bangladesh, Easther scampata alle guerre della Nigeria, Metin arrivato in camion dalla Turchia, Moussa ex soldato del Senegal e tanti altri. Ognuno con il suo passato di dolore e un presente di speranze in Italia, simboleggiate dalla volontà di imparare la nostra lingua.

Il film nasce dalla proposta di Claudia Russo, la sceneggiatrice che nella vita di tutti i giorni insegna italiano per stranieri in un Centro territoriale permanente di Roma. "Le lezioni del professore dovevano essere 'vere', la trama era ispirata alle vite dei nostri studenti", spiega Gaglianone. Ma a un certo punto qualcosa rompe la routine della vita quotidiana. Scade il permesso di soggiorno di uno studente e Mastandrea si trova davanti a una scelta difficilissima: aiutare l'alunno che era diventato quasi un amico oppure lasciarlo al suo destino visto che, per motivi burocratici, è diventato un irregolare estraneo? Ma non è tutto, perché anche la realtà entra in scena quando, durante le riprese, accade qualcosa che mette in discussione la realizzazione del film stesso.

Quello che prima era soltanto immaginazione travolge davvero la troupe, il regista e l'intera classe. Tutti si trovano davanti alla domanda e si chiedono: "Continuiamo a lavorare come se niente fosse? Oppure interrompiano le riprese del film?". Allora troupe e regista entrano in scena, lo spettatore osserva il "making of", un fatto che rompe gli schemi del cinema: "Questi due livelli si intrecciano fino a diventare inscindibili - spiega Gaglianone -. L'obiettivo è fare in modo che lo spettatore smetta di chiedersi che cosa sta vedendo: un documentario, un film, un backstage, viviamo tempi in cui queste categorie non hanno più senso". Restano solo le storie, vere, degli immigrati e l'impressione che "fare un film per raccontare alcuni problemi non serve a niente - spiega Mastandrea -, quando l'umanità che vive sulla propria pelle questi problemi travolge e distrugge gli schemi che ti eri preparato". 

"La mia classe" (92'), presentato in sala Mexico a Milano, è stato prodotto da Axelotil Film, Kimerafilm, Relief con Rai Cinema. Distribuito da Pablo.

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