L'ex sindaco di Tradate: "Punito perché ho difeso i cittadini"

Stefano Candiani condannato dalla Corte dei conti a pagare le spese dei ricorsi contro la bocciatura del bonus bebé riservato agli italiani

Stefano Candiani, ex sindaco leghista di Tradate

Stefano Candiani, ex sindaco leghista di Tradate

Tradate (Varese), 3 settembre 2016 - "Una sentenza politica". Non ha dubbi Stefano Candiani, il senatore della Lega Nord chiamato - insieme ad assessori, consiglieri che votarono il provvedimento e al segretario comunale - a risarcire le spese legali sostenute dal Comune di Tradate per i ricorsi contro la bocciatura del bonus bebè riservato alle famiglie italiane, promossi quando Candiani era sindaco della cittadina.

Senatore, dopo lo stop al provvedimento dal Tribunale arriva la sentenza della Corte dei conti che vi condanna a pagare le spese processuali. "Arriva dieci anni dopo i fatti, dieci anni in cui si è creato un evidente clima per cui un amministratore pubblico che prende posizioni che non siano totalmente e sfacciatamente contro gli italiani, ne paga le conseguenze. È una sentenza politica".

Nelle motivazioni è sostenuto che abbiate tenuto «una condotta palesemente antigiuridica ed illecita». "Abbiamo ricevuto l’avallo tecnico da parte degli uffici comunali nel presentare il ricorso, ci siamo sempre mossi nella legalità".

Infatti il 50 per cento delle spese dovrà essere pagato dal segretario comunale, ritenuto anche lei responsabile... "Dovrebbe essere il solo responsabile, a rigor di legge. Dopo la riforma Bassanini la responsabilità politica è distinta in maniera netta da quella tecnico-burocratica, giustamente, perché anche il meno istruito dei cittadini, se riconosciuto politicamente valido, deve avere la possibilità di diventare sindaco avvalendosi del supporto tecnico da parte della struttura amministrativa".

Colpa del segretario comunale, quindi? "Non è questione di colpe, faccio una riflessione oggettiva che vale per il bonus bebè come per qualsiasi atto amministrativo: sindaco, Giunta e Consiglio comunale esprimono un’idea politica, i tecnici sono chiamati a dare un parere tecnico. Se questo parere era sbagliato, o lo era del tutto o non lo era per niente: che senso ha considerarlo al 50 per cento? La verità è che siamo davanti a una sentenza politica".

Impugnerà questa sentenza? "Farò le mie valutazioni, non è certo un problema di soldi. È una questione di principio, anche perché di fronte a una sentenza di questo tipo, domani quale sindaco difenderà il proprio Comune in una causa, se corre il rischio di pagare di tasca propria?".

E lei oggi, invece, se fosse sindaco riproporrebbe quella delibera sul bonus bebè riservato agli italiani? "Ancora oggi sono convinto che un buon amministratore debba anteporre gli interessi della propria comunità rispetto a qualsiasi pretesa esterna".