Delitto di Cariola: "Colombo ucciso per odio e rancore"

Motivazioni della condanna di Emiliano Cerutti per l'omicidio del disabile. Il corpo fu trovato sepolto nei boschi di ANDREA GIANNI

Emiliano Cerutti

Emiliano Cerutti

Varese, 6 maggio 2016 - Emiliano Cerutti avrebbe ucciso Roberto Colombo spinto dal «rancore». Ha dato «libero sfogo all’odio maturato e sedimentato nel tempo» la convinzione di aver subito da parte della vittima il furto di un chilo di marijuana e l’abbattimento di alcune piantine. Lo hanno messo nero su bianco i giudici della Corte d’Assise di Varese (presidente Anna Azzena) nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 4 febbraio avevano condannato Cerutti a 30 anni di carcere per l’omicidio avvenuto a Cariola, una frazione di Casalzuigno.

Roberto Colombo, un disabile di 49 anni, fu ucciso con due colpi di pistola nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2013. Cerutti, 36 anni, avrebbe ucciso anche il cane di Colombo, Argo. Il corpo dell’uomo, sepolto nei boschi attorno alla località, fu trovato dopo un mese e mezzo, l’11 novembre. A poca distanza fu rinvenuta anche la carcassa del cane. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal pm di Varese Giulia Troina, hanno portato all’arresto di Emiliano Cerutti, un amico e vicino di casa di Colombo. L’uomo, difeso dagli avvocati Paolo Bossi e Marco Lacchin, è stato condannato quindi a 26 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario, occultamento di cadavere e anche per l’uccisione del cane. A questo si aggiunge una condanna a tre anni e mezzo di carcere per il possesso di una piccola piantagione di marijuana a Cariola. Nel processo si erano anche costituiti parti civili la sorella e il fratello del 49enne, assistiti dagli avvocati Maria Privitera e Caterina Managò. Nelle motivazioni della sentenza, quindi, i giudici hanno confermato la validità dell’impianto accusatorio. Argomentando che ad armare la mano di Cerutti sarebbe stato «il rancore» verso l’amico, movente dell’omicidio. «Dall’essere amici, condividere i pasti, le partite alla playstation e fumare spinelli - scrivono i giudici - si arriva a non rivolgersi più la parola, addirittura all’insulto e alla ricerca dello scontro fisico da parte di Emiliano». Un rancore dovuto anche al fatto che nella piccola comunità di Cariola Colombo, che si guadagnava da vivere con piccoli lavori di giardinaggio, a differenza di Cerutti era «benvoluto da tutti». In questo contesto si inseriscono anche motivi economici, perché Colombo avrebbe smesso di aiutare Cerutti nella coltivazione di marijuana togliendo all’uomo «l’unica fonte di sostentamento».

Cerutti, secono i giudici, «si è sempre comportato come se fosse il padrone di Cariola». E non ha tollerato l’ultimo affronto: il furto di marijuana di cui considerava responsabile l’ex amico. Per questo avrebbe ucciso Colombo. Secondo i giudici, quindi, è «provata la responsabilità penale di Cerutti al di là di ogni ragionevole dubbio». Nelle motivazioni della sentenza i giudici elencano le prove. «Cerutti era in possesso di una pistola (che non è mai stata trovata ndr) - scrivono i giudici - il giorno in cui Roberto scompare manifesta a due testimoni l’intenzione di uccidere chi gli ha rubato un chilo di marijuana (...) e identifica questa persona in Roberto Colombo». Durante le ricerche dell’uomo avrebbe compiuto «plurimi atti di depistaggio legittimanti la tesi dell’allontanamento volontario». Infine in un colloquio con i genitori nel carcere di Como (dove era detenuto per altri motivi), intercettato dagli investigatori, dimostra «la consapevolezza di particolari conoscibili solo dall’assassino». «Non può esservi alcun dubbio sulla sua colpevolezza - commenta l’avvocato Privitera - non ci sentiamo però di condividere il mancato riconoscimento dell’aggravante della premeditazione».