Omicidio Jerago con Orago, tolti i sigilli all’appartamento del delitto. I familiari della vittima tornano a casa

È stato dissequestrato l’appartamento in via XX Settembre dove il 9 settembre scorso Luciano Borile, 64 anni, ha ucciso il cognato Angelo Crespi, 60 anni. Terminato il lavoro degli inquirenti che hanno raccolto tutti gli elementi utili all’attività investigativa, il sostituto procuratore di Busto Arsizio Francesca Parola ha disposto il dissequestro di Rosella Formenti

Angelo Crespi, ucciso dal cognato a Jerago con Orago (Newpress)

Angelo Crespi, ucciso dal cognato a Jerago con Orago (Newpress)

Jerago con Orago (Varese), 19 settembre 2014 È stato dissequestrato l’appartamento in via XX Settembre dove il 9 settembre scorso Luciano Borile, 64 anni, ha ucciso il cognato Angelo Crespi, 60 anni. Terminato il lavoro degli inquirenti che hanno raccolto tutti gli elementi utili all’attività investigativa, il sostituto procuratore di Busto Arsizio Francesca Parola ha disposto il dissequestro. Un’impresa di pulizia ha già sistema l’intero ambiente che dunque torna a disposizione della moglie di Borile e dei suoi due figli. Dopo l’omicidio la donna e i due giovani, uno dei quali con problemi di disabilità, si erano trovati senza un tetto poiché all’abitazione erano stati posti i sigilli. Subito l’Amministrazione comunale con la parrocchia e le associazioni di volontariato si erano mobilitati per trovare un alloggio e la risposta era immediatamente arrivata. 

È stata la conferma che in un momento così tragico gli altri «protagonisti» della drammatica vicenda non erano soli, ma l’intera comunità era loro vicina. Ora la signora Borile e i due figli possono ritornare nell’appartamento. Sarà un apparente e comunque difficile ritorno alla normalità, perché proprio in quella casa si è vissuta la tragedia che ha stravolto la loro vita e che non sarà facile lasciarsi alle spalle. Nell’abitazione del condominio Belvedere vivevano da qualche anno i due cognati, Luciano Borile, e Angelo Crespi, fratello della moglie dell’omicida. Una convivenza sempre più difficile, con frequenti discussioni e liti tra i due uomini. Il 9 settembre la tragedia: a quanto pare i due uomini hanno cominciato a litigare, secondo la versione fornita dal sessantaquattrenne in carcere con l’accusa di omicidio, all’improvviso il cognato l’avrebbe aggredito con un coltello. 

A quel punto preso dalla paura, dopo avergli strappato l’arma dalle mani, Borile - a suo dire per difendersi - ha cominciato a colpire il cognato. Nonostante il 64enne abbia reso una piena confessione, ci sono ancora aspetti da chiarire riguardo alla dinamica. L’indagato ha infatti dichiarato nell’interrogatorio di aver avuto paura e di aver colpito il cognato per difendersi. L’esito dell’autopsia avrebbe però lasciato qualche dubbio al riguardo. Gli inquirenti continuano quindi le indagini per ricostruire con esattezza che cosa è accaduto nel primo pomeriggio del 9 settembre tra i due cognati. Intanto la moglie e i figli di Borile possono rientrare nell’appartamento dove si è consumata la tragedia. Per loro sarà un difficile e doloroso ritorno a casa. «Dobbiamo continuare a essere loro vicini – dice il parroco, don Remo Ciapparelli, che sabato scorso ha celebrato i funerali di Luciano – dobbiamo aiutarli in questo difficile momento».