Malpensa, il sacerdote che aiuta gli "invisibili": la storia di Don Ruggero Camagni

Assiste i disperati, quasi tutti stranieri, che vivono tra il Terminal 1 e Case Nuove di PAOLO CANDELORO

Don Ruggero Camagni

Don Ruggero Camagni

Malpensa (Varese), 9 febbraio 2016 - Mustapha ha 30 anni, arriva dal Ghana ed è uno degli oltre 150 disperati - in gran parte stranieri - che frequentano il Terminal 1 di Malpensa. Cerca di racimolare qualche spicciolo aiutando i passeggeri nel trasporto bagagli (fenomeno che negli ultimi tempi si è considerevolmente ridotto in seguito all’intervento di Polizia e società aeroportuale), dorme in uno stabile disabitato di Case Nuove ed è una sorta di aiutante/segretario di don Ruggero Camagni, il cappellano dello scalo varesino.

«Vivo qui da cinque anni - racconta Mustapha in un italiano ancora un po’ stentato -. Ho lasciato la mia famiglia, mamma e due fratelli, perché la situazione nel mio Paese è molto difficile: purtroppo, però, non sono ancora riuscito a trovare lavoro, e il mio permesso di soggiorno scade nel 2017. Don Ruggero mi aiuta in tutto: soldi, vestiti, cibo, medicine... Se ho bisogno di qualcosa, lui c’è». Da 10 anni in servizio a Malpensa, il 79enne sacerdote milanese ci mostra il suo «luogo di lavoro», che poi è l’aeroporto nella sua totalità.

Nella piccola cappella dello scalo, semplice e molto ben curata, balza all’occhio un foglio attaccato a una parete con la scritta «Est» e, poco distante, un tappetino collocato sul pavimento. È lo spazio di preghiera riservato ai musulmani, ricavato all’interno di un luogo di culto cattolico: simbolo del sentimento di apertura che contraddistingue don Ruggero. «A qualcuno non è piaciuta questa iniziativa - rivela il sacerdote -, ma l’accoglienza si fa anche così».

I disperati che frequentano Malpensa sono principalmente africani, romeni, libici: gran parte di loro trascorre le giornate in giro per il Varesotto a cercare lavoro, mentre la sera - a parte un piccolo gruppo che vive nella frazione Case Nuove di Somma Lombardo - torna in aeroporto a dormire. «La situazione - racconta don Ruggero - è molto più tranquilla rispetto ad altri periodi: di episodi di criminalità ce ne sono sempre meno. Questo è un piccolo mondo, ed io cerco di fare il possibile. Prima o poi però spero che arrivi qualcuno ad aiutarmi, perché da solo è impossibile star dietro a tutto». Nel frattempo, dà una mano come può. Mustapha e i suoi amici lo sanno bene.

di PAOLO CANDELORO