Caso Macchi, Piccolomo in autunno dal gup

Nei prossimi giorni l'indagato potrebbe chiedere il colloquio col pg, L'udienza preliminare in tribunale a Varese di E.C.

Lidia Macchi (Newpress)

Lidia Macchi (Newpress)

Varese, 30 luglio 2014 - Giuseppe Piccolomo potrebbe comparire davanti al gup di Varese quest’autunno nell’ambito del procedimento che lo vede accusato dell’assassinio di Lidia Macchi. Dopo il deposito dell’avviso di chiusura indagini da parte del sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda, infatti, l’iter giudiziario prevede un tempo di venti giorni durante i quali l’indagato può presentare indagini difensive, ma anche chiedere di essere interrogato. E l’ex imbianchino, che nel marzo scorso si avvalse della facoltà di non rispondere nel suo precedente colloquio con il magistrato milanese che ha preso in mano l’indagine sul decesso di Lidia Macchi, assistito dal nuovo avvocato Omar Pagnozzi, potrebbe mutare strategia. Stavolta chiedendo lui di essere sentito, per ribadire nuovamente la sua innocenza, come ha già fatto in interviste televisive (davanti alle telecamere di «Quarto grado», foto, propose anche di essere sottoposto al test del Dna). 

A quel punto, all’uomo noto come il «killer delle mani mozzate» verrà chiesto conto degli elementi elencati dalla procura generale come indizi a suo carico nell’avviso di chiusura indagini, in primis se a metà degli anni ’80 avesse acquistato arredi nel mobilificio lavenese che imballava i suoi prodotti con il cartone trovato a coprire il corpo della studentessa uccisa nel gennaio ’87 con 29 coltellate. Di certo, poi, il sostituto pg domanderà a Piccolomo per quale motivo fosse solito vantarsi con le figlie di aver assassinato Lidia Macchi, dichiarazioni dalle quali è scaturita questa nuova indagine. Erano solo perverse vanterie per spaventare Tina e Cinzia? O dietro quelle parole c’è dell’altro? Si vedrà. A Varese la pista che collega l’uomo condannato in Cassazione per il delitto di Cocquio Trevisago all’assassinio della giovane scout è sempre stata accolta con una certa freddezza in città. La procura di Varese, del resto, aveva già provato a effettuare riscontri sulle parole delle figlie di Piccolomo, senza però mai trovare alcun elemento che ne avvalorasse la sostanza.

E.C.