Varese, pizzeria distrutta da un incendio doloso: si ipotizza il movente religioso

Il proprietario del locale, un 27enne egiziano di fede cristiano copta, era stato minacciato da un musulmano per via del crocifisso appeso all'interno del negozio. Danni ingenti, con arredi inutilizzabili e pareti annerite dal fumo di Corrado Cattaneo

L'interno della pizzeria di via Garibaldi (Newpress)

L'interno della pizzeria di via Garibaldi (Newpress)

Varese, 25 febbraio 2015 - C'è anche un possibile movente religioso tra quelli al vaglio della Digos di Varese per il rogo, doloso, alla pizzeria Gabri di Biumo, uno dei quartieri a più alto tasso di immigrazione straniera del capoluogo, avvenuto nella notte tra lunedì e ieri. Sul fatto che le fiamme siano di origini dolose non ci sono dubbi, così come non ci sono dubbi sul fatto che la pizzeria sia già stata oggetto, tra novembre e ieri, di altri tre atti vandalici o, a questo punto, veri e propri attentati: colpi di mazza alle vetrate, assestati in diversi episodi, tanto da aprire uno squarcio nel vetro di una delle vetrine che il titolare, nelle ultime settimane, aveva rattoppato come aveva potuto con dello scotch e della carta.

Lunedì l’ennesimo episodio, questa volta particolarmente distruttivo: chi ha incendiato il locale lo ha fatto facendosi largo proprio da quella fessura fatta in precedenza. Dentro ha incendiato tutto: i danni sono ingentissimi, con arredi andati distrutti e le pareti completamente annerite dal fumo. Il proprietario, un egiziano 27enne di religione cristiano copta che ha aperto il locale nell’agosto scorso, alla Digos ha riferito di avere un’idea di chi possa essere stato quantomeno l’ispiratore della serie di attacchi culminati con l’incendio del locale, ossia uno straniero di religione musulmana con cui ha avuto un acceso diverbio poche ore prima del primo episodio.

Il maghrebino, che conosceva, lo avrebbe infatti insultato per il crocifisso appeso alle pareti del locale, chiedendogli di toglierlo. Cosa che il giovane, arrivato un anno fa in Italia, non ha fatto. Da lì erano seguiti una denuncia presentata in questura dal 27enne seguita e gli altri episodi. Ora questa "pista religiosa", indicata dallo stesso pizzaiolo, resta una di quella seguite dalla Digos come credibile. Anche perché il giovane imprenditore egiziano vittima della serie di assalti non è assicurato, né ha ricevuto altre minacce o ha avuto altri problemi particolari, ed è descritto in questura come una persona mite. Inoltre sarebbe stato in grado di inserirsi nella vita del quartiere, dove è benvoluto e anzi dove è già partita una gara di solidarietà per permettergli di riaprire il locale (anche se nella giornata di ieri è apparso un cartello con la scritta "affittasi" sul locale, segno forse della volontà di chiudere l’attività).