Imprenditrice di Varese minacciata per santa Rosalia: «A Palermo tu non lavori»

Vince l’appalto da 300mila euro. Presa a calci: "Gridavano che il Festino non era cosa mia. Ma io non ho paura e vado avanti anche se ora vivo sotto scorta" di Paolo Candeloro

Da sinistra, Leoluca Orlando, l'arcivescovo Romeo, l'assessore Francesco Giambrone e Monica Maimone

Da sinistra, Leoluca Orlando, l'arcivescovo Romeo, l'assessore Francesco Giambrone e Monica Maimone.

È stata avvicinata a tarda sera da due uomini, fuori dall’albergo nel quale alloggia. L’hanno chiamata per nome, intimandole di lasciare la città. Alla sua risposta seccata, uno dei due l’ha spinta facendole perdere l’equilibrio, mentre l’altro - con la donna a terra - le ha rifilato un calcio per poi fuggire insieme al complice. Questo il racconto che Monica Maimone, 68enne organizzatrice di eventi varesina, ha fatto alla polizia di Palermo, dove la professionista è impegnata nell’organizzazione del Festino di Santa Rosalia, l’evento tra sacro e profano in programma nei prossimi giorni. Da quell’episodio la donna vive sotto scorta: due uomini si prendono cura di lei giorno e notte, e sarà così fino al termine delle celebrazioni, fissate per il 15 luglio. Nata a Milano ma residente a Varese, Maimone è regista e art director di MyMoon, società con sede a Venegono Superiore che si è aggiudicata la gara da 330mila euro bandita dal Comune di Palermo per l’organizzazione di una festa sentitissima in città.

Varese, 8 luglio 2014 - Maimone, aveva avuto sentore di un clima pesante nei suoi confronti al Festino di Santa Rosalia? «Nessuna minaccia, anche se c’erano state polemiche per l’affidamento a un’impresa del Nord di un evento tanto importante per Palermo. Devo dire che quando su Internet ho saputo delle polemiche per la nostra vittoria mi sono stupita parecchio, perché dal ’95 al ’97 ci eravamo già occupati della Festa di Santa Rosalia, e all’epoca non c’era stato alcun problema. E poi il 50% dei nostri collaboratori è palermitano».

Per quale motivo pensa l’abbiano aggredita? «Penso si sia trattato di un incontro fortuito, perché nessuno si sarebbe potuto immaginare che avrei lasciato l’albergo quasi a mezzanotte per andare a prendere un gelato. Sono stata riconosciuta dai quei due uomini: potrebbero essere parte di uno staff che aveva lavorato per noi e che poi non era stata confermato. Mi hanno detto, in dialetto, che sarei dovuta andare via da Palermo, che il Festino non era cosa mia».

Il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, ha definito l’episodio un gesto di «volgare mafiosità». Lei che idea si è fatta? «Penso che la criminalità organizzata non c’entri, altrimenti l’episodio avrebbe avuto ben altre conseguenze, sarebbe stato più violento. Non credo che i due uomini siano stati inviati da qualche organizzatore del Festino, anche perché le ditte che hanno concorso insieme a noi per allestire l’evento sono tutte composte da persone perbene. Certo per me è stato uno choc».

Com’è vivere sotto scorta? «Non mi crea particolari disagi, se non quello di non poter entrare liberamente nelle boutique, una mia grande passione. E poi, i due uomini della scorta sono molto simpatici».

Ha già avuto esperienza di minacce o episodi simili? «In Italia no, in Brasile, dove lavoro spesso, sì. Lì vivo sotto scorta, e molto ben armata, da quando mi sono occupata di un progetto del governo Rousseff per la prevenzione contro l’uso del crack».

Ha paura? «Assolutamente no. Continuerò a lavorare come ho sempre fatto, e del resto i preparativi per la Festa non si sono mai interrotti. Sono reduce da un incontro in Prefettura: certamente lunedì 14, giorno clou delle celebrazioni, saranno rafforzate le misure di sicurezza, dato che sarò in mezzo alla gente. Ad ogni modo, non c’è nulla che mi possa spaventare: andrò avanti con lo stesso entusiasmo». paolo.candeloro@ilgiorno.net