Varese, il giudice di pace accusato di violenza sessuale resta in silenzio

Luciano Soma non parla davanti al gip e il suo avvocato intende chiedere la revoca degli arresti domiciliari di Enrico Camanzi

Gli uomini della Digos escono dagli uffici del giudice di pace di Varese

Gli uomini della Digos escono dagli uffici del giudice di pace di Varese

Varese, 25 ottobre 2014 - Nessuna parola, in attesa dell’udienza del tribunale del Riesame dove il suo avvocato pensa di avere le carte in regola per chiedere la revoca degli arresti domiciliari. Il giudice onorario Luciano Soma, colpito venerdì scorso da un’ordinanza di custodia cautelare con le accuse di violenza sessuale e abuso d’ufficio, ieri nell’interrogatorio di garanzia con il gip del tribunale di Brescia si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Preferisce «giocare» la sua partita in sede di Riesame. L’udienza in cui verrà discusso il ricorso presentato dall’avvocato Renato Piccinelli contro il provvedimento cautelare è in programma per martedì. In quell'occasione il legale, che ritiene la misura dei domiciliari «eccessiva», chiederà che il coordinatore degli uffici di via Milano, il cui arresto ha destato scalpore in tribunale a Varese e in tutta la città, venga rimesso in libertà. Soma, intanto, sempre attraverso il suo difensore, ha chiesto di essere dispensato dal suo ruolo come giudice onorario, in attesa che la vicenda che lo coinvolge si chiariscaL’istanza è stata depositata sabato, il giorno dopo l’arresto, ma i tempi per la decisione si prospettano piuttosto lunghi, visto che la valutazione sulla questione è demandata a diversi organismi.

Intanto la Digos di Varese, coordinata dal sostituto procuratore di Brescia, Eliana Dolce (le ipotesi di reato riguardanti funzionari della giustizia varesina sono di competenza dell’ufficio inquirente della città della leonessa), sta continuando gli accertamenti sui diversi filoni d’inchiesta. Da una parte c’è la pesante accusa di violenza sessuale, contestata al solo Soma sulla base della testimonianza di un’avvocatessa che ha raccontato di essere stata palpeggiata dal giudice onorario all’interno del suo ufficio dove si era recata per discutere i dettagli di una causa ma anche sulle parole di altre esponenti del foro varesino che avrebbero riferito di approcci hard nei loro confronti. Dall’altra, invece, ci sono presunte irregolarità nella gestione di udienze e cause trattate dal giudice di pace. 

L’ipotesi investigativa è che Soma abbia delegato la stesura di alcune sentenze sia civili sia penali a lui assegnate. Su questo fronte sono indagate altre quattro persone: un collega del giudice onorario, un vice procuratore onorario in servizio al tribunale di Varese, un avvocato e una collaboratrice dello stesso Soma (non stipendiata dal tribunale). Riguardo queste accuse gli investigatori credono di trovare elementi utili nel materiale cartaceo e digitale sequestrato negli uffici di viale Milano, perquisiti venerdì scorso.