Martedì 23 Aprile 2024

Nuove imposte da gennaio. Ma per chi abita più lontano maggior quota d’esenzione

Ponte Tresa, nuovo regime fiscale per 26mila di Corrado Cattaneo

Frontalieri (Cusa)

Frontalieri (Cusa)

Levano Ponte Tresa (Varese), 20 dicembre 2014 - Più tasse per i frontalieri ma nessuna mazzata fiscale. Anzi: per chi abita a più di venti chilometri dal confine è in arrivo persino uno sconto. Sono tante le novità che interessano i 26mila frontalieri varsini in Canton Ticino, da anni nel mirino delle bordate sempre più efficaci della destra elvetica. La prima, dolorosa ma non troppo, riguarderà il rincaro delle aliquote delle imposte alla fonte che entrerà in vigore il primo gennaio dopo che il Gran Consiglio ticinese, nel mese scorso, ha elevato al 100% il moltiplicatore comunale, «ovvero una delle tre componenti che costituiscono l’imposta alla fonte versata dal lavoratore. L’aumento complessivo non sarà particolarmente rilevante e nei casi dei redditi più bassi potrà persino risultare nullo», spiega Andrea Puglia, responsabile dei Frontalieri del sindacato ticinese Ocst. Se è pur vero che un lavoratore celibe con un reddito lordo annuale di 52.000 franchi vedrà innalzarsi l’aliquota dal 7,1% (ovvero 3.692 franchi) a un’aliquota del 7.9% (ovvero 4.108 franchi) - come spiega l’Ocst - è anche vero che a parità di reddito un lavoratore sposato con coniuge a carico e senza figli subirà un rincaro dell’aliquota dal 2,7% (1.404 franchi) al 3% (ovvero 1.560 franchi), con un figlio a carico vedrà l’aliquota passare dall’1,8% (936 franchi) al 2,1% (1.092 franchi), mentre con due figli a carico l’aliquota sarà dello 0%. «Il moltiplicatore in realtà incide poco sulle buste paga: pur dipendendo da lavoratore a lavoratore l’incremento medio è di circa un 1%», spiegaSergio Aureli del sindacato ticinese Unia. umentato lo «sconto fiscale» per i frontalieri fuori fascia

Per i frontalieri che abitano in uno dei Comuni esclusi dalla fascia di confine del 20 chilometri, invece, la legge di Stabilità in discussione a Roma potrebbe addiritttura riservare una buona notizia: «Questi lavoratori ogni anno sono tenuti ad effettuare la dichiarazione dei redditi in Italia, pagando l’Irpef in Italia - aggiunge Puglia - fino a oggi è rimasta in vigore una franchigia di 6.700 euro sul reddito imponibile che permetteva a questi frontalieri di avere un forte sconto sull’Irpef. Con la nuova legge di stabilità in discussione, e senza che su questo punto siano a oggi stati presentati emendamenti, la franchigia potrebbe essere alzata sino a 7.500 euro». Uno sconto ulteriore, quindi, per questi lavoratori, anche se va ricordato che in passato la franchigia aveva anche raggiunto gli 8.000 euro. Poche invece, nella realtà, le novità per i lavoratori italiani che potrebbero presentare la dichiarazione dei redditi in Svizzera. Un disegno di legge elaborato dal Consiglio Federale permetterà di «scampare» alle maglie dell’aumento del moltiplicatore chiedendo di essere tassati in Svizzera, non più alla fonte ma con l’imposizione ordinaria elvetica, godendo quindi di tutte le deduzioni fiscali riservate agli svizzeri e del moltiplicatore deciso dal Comune in cui si opera. I frontalieri sono direttamente interessati, perché la proposta riguarda anche gli stranieri non residenti che si procurano nella Confederazione oltre il 90% dei loro redditi familiari.

«Il fatto- spiega Puglia - è che potranno ricorrere a questa soluzione unicamente quei frontalieri che producono almeno il 90% del reddito familiare in Svizzera. In sostanza il salario del frontaliere dovrà costituire l’unica entrata di cui gode l’intera famiglia. Nel reddito familiare non rientrano peraltro solo i salari ma anche le altre entrate, dagli affitti agli investimenti. Soprattutto va tenuto conto che verrà considerato anche il valore locativo degli immobili di proprietà, valore che è dato dalla cifra ipotetica che si riceverebbe se si desse in affitto l’immobile di proprietà, compresa la prima casa, e un semplice bilocale avrebbe un valore locativo di almeno 600 franchi al mese.

È quindi pertanto quasi impossibile che un frontaliere proprietario anche solo di una casa possa beneficiare del diritto concesso dalla nuova legge. A conti fatti potranno dunque ricorrere a questa possibilità unicamente quei frontalieri senza proprietà immobiliari e senza altri redditi in famiglia. Eppure anche per questi soggetti non è detto che converrà effettuare la dichiarazione dei redditi in Svizzera. Il motivo è molto semplice: le imposte alla fonte pagate dai frontalieri sono già calcolate sulla base di detrazioni fiscali standard. Bisognerà dunque verificare se le proprie spese di vita, che peraltro andranno faticosamente dimostrate, saranno superiori o meno delle detrazioni fiscali standard». Da ultimo resterà anche da capire, per quei pochi che potranno farlo, come si comporterà il Fisco italiano in questa eventualità: a rigor di logica potrebbe chiedere ai 25mila frontalieri varesini la differenza tra i due sistemi impositivi. Peraltro la tassazione diretta farebbe cadere il senso dei ristorni, considerato che i nostri lavoratori sarebbero equiparati a residenti. Un’eventualità vista con il fumo negli occhi al di qui del confine: «La politica dei ristorni ha sempre premiato il territorio, da entrambe le parti del confine», spiega il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni.

di Corrado Cattaneo