I ristorni calano, le tasse crescono: Parlamento in difesa dei frontalieri

Dibattito aperto sulla stangata ai frontalieri. Il sì della Commissione tributaria del parlamento ticinese alla proposta di modifica della quota imponibile in busta paga ha scatenato un coro di reazioni, mentre è sempre aperto il fronte legato alle trattative per una rivisitazione dell’accordo bilaterale italo-svizzero

Colonne di auto sul confine

Colonne di auto sul confine

Varese, 30 ottobre 2014 - Dibattito aperto sulla stangata ai frontalieri. Il sì della Commissione tributaria del parlamento ticinese alla proposta di modifica della quota imponibile in busta paga ha scatenato un coro di reazioni, mentre è sempre aperto il fronte legato alle trattative per una rivisitazione dell’accordo bilaterale italo-svizzero. La questione, fra l’altro, è già approdata in parlamento, con il deputato Enrico Borghi (Pd) che ha presentato un’interrogazione rivolta ai ministri degli Esteri e dell’Economia, Federica Mogherini e Pier Carlo Padoan, in cui si domanda «quale sia il reale stato del negoziato» e quali le posizioni del nostro governo.

Nelle scorse settimane, poi, era andato in scena il botta e risposta tra il titolare del Mef e l’omologa svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf, che aveva manifestato il proprio fastidio per il protrarsi delle trattative, dovuto - a suo dire - anche ai continui cambiamenti in seno ai vertici del Palazzo delle Finanze. Padoan aveva replicato rimarcando l’atteggiamento «ondivago» assunto da Berna, salvo poi sottolineare i comunque «ottimi rapporti» tra i due Paesi. Polemiche a parte, i frontalieri - e di conseguenza i Comuni sul confine - continuano a tremare: da un lato, la possibile modifica al meccanismo dei ristorni; dall’altro, la proposta di tassare i nostri lavoratori impiegati in Svizzera secondo i medesimi principi applicati in Italia. Quest’ultima misura si realizzerebbe mediante un consistente ritocco verso l’alto (dal 78 al 100%) del «moltiplicatore d’imposta», anche se l’iniziativa rischia di essere ritenuta incompatibile con le leggi federali e con gli accordi bilaterali, che impongono un trattamento paritario fra residenti stabili e non.

In attesa che la proposta (la cui approvazione pare tutt’altro che scontata) sbarchi a Berna, al di qua del confine restano i timori per l’ennesima «minaccia» ai frontalieri, i quali - con l’avvicinarsi delle elezioni in Ticino - rischiano da qui in avanti di essere tirati in ballo spesso e volentieri. La questione è seguita con interesse anche dai lettori del nostro sito internet, i cui messaggi stanno arrivando copiosi. «Almeno fino a quando la locomotiva economica lombarda non ricomincerà a sbuffare - scrive Karen -, è giusto prendere queste contromisure protezionistiche. Purtroppo è già tardi: i frontalieri sono tanti e, considerata la situazione dei nostri vicini, sono destinati ad aumentare». Di avviso completamente opposto è invece Paulina: «Tasse più alte per i frontalieri? Io tasserei al 300% chi li assume. Ce la si prende con chi ha il diritto di protestare e ha bisogno di lavorare». L’argomento è destinata a far discutere ancora a lungo.