Tragedia sul Monte Rosa, precipita durante la scalata: Brebbia piange Francesco D'Alberti

Lo scalatore è stato colpito da alcune pietre ed è precipitato. I soccorsi sono stati inutili di Claudio Perozzo

Monte Rosa

Monte Rosa

Brebbia, 28 luglio 2014 - Il mondo dell’alpinismo è in lutto per la tragica fine dell’istruttore Francesco D’Alberti, 45 anni, un provetto alpinista residente a Brebbia e impiegato al Ccr di Ispra. L’uomo, molto conosciuto negli ambienti del Cai piemontese, dove teneva corsi di alpinismo e arrampicata su cascate di ghiaccio è morto nella mattinata di domenica sul Monte Rosa. Stando a una ricostruzione dell’incidente, l’istruttore è stato travolto da una scarica di sassi piovutagli addosso a circa 3.600 metri di quota, mentre stava scalando lungo la salita che porta verso Punta Giordani (4.046 metri). D’Alberti era in cordata con altri due compagni di escursione ed era l’ultimo della fila. Quando il gruppo ha raggiunto la «Cresta del Soldato», probabilmente a causa dell’innalzamento delle temperature di ieri e del conseguente disgelo, pietre e altro materiale si sono staccati dalla parete, recidendo la corda che teneva legati gli alpinisti. Un sasso, sembra, ha colpito l’alpinista facendogli perdere l’equilibrio: D’Alberti è precipitato per circa 300 metri sul versante valsesiano, senza che nessuno potesse fare niente per fermarne la caduta. A quanto pare è morto sul colpo. Altri alpinisti hanno assistito alla tragedia e hanno immediatamente avvertito il Soccorso alpino valdostano. Le operazioni di soccorso e recupero della salma si sono rivelate piuttosto complicate. La nebbia in quota, però, ha ritardato l’intervento dell’elicottero, partito da Borgosesia solo in seguito a una schiarita. Sul posto sono calate le squadre dei soccorritori, guide militari e della guardia di finanza di Alagna, che nella tarda mattinata hanno recuperato il corpo dello scalatore. Il cadavere è stato portano nella camera mortuaria dell’ospedale, in attesa dell’autopsia che potrebbe essere disposta dal pm di turno in procura a Vercelli nel momento della tragedia. La notizia ha gettato nello sconforto due Comuni: Arona e Brebbia. Nella città piemontese D’Alberti era direttore della scuola di alpinismo e sci alpino del Cai. A Brebbia, invece, dove si era da poco trasferito per seguire meglio la sua occupazione al centro comune di ricerca di Ispra dove era impegnato come tecnico del servizio di radio protezione (nel polo scientifico è attivo un presidio di sicurezza nucleare), si era già fatto conoscere, integrandosi alla perfezione.  La grande passione di Alberto era lo sport. Oltre ad amare la montagna e l’alpinismo, si dedicava con regolarità al triathlon, militando nel club Oxygen di Ispra. I suoi compagni di squadra, ieri, l’hanno ricordato sul sito della società. «Francesco - si legge nella commossa nota - era un atleta dell’Oxygen da diversi anni, ha partecipato come stafettista a Mergozzo e al triathlon di Pella e Andora. Spesso presente agli allenamenti di nuoto e un punto di riferimento al Ccr, sabato scorso insieme ad altri ossigenati ha fatto la traversata dell’Eremo a nuoto. Ci mancherai tanto». La famiglia di D’Alberto vive ancora in Piemonte, a Crodo, sui monti del Vco, paese di cui è originaria anche la moglie Nadia, distrutta dal dolore, così come il piccolo Davide, di 5 anni.