Delitto Macchi: respinto il ricorso al Riesame, Binda resta in carcere

I difensori avevano contestato il pericolo di inquinamento probatorio. Due nuovi periti nel pool di esperti per gli accertamenti sulla salma di Lidia

2 - Omicidio Lidia Macchi, dopo 30 anni la svolta

2 - Omicidio Lidia Macchi, dopo 30 anni la svolta

Varese, 24 maggio 2016 - Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso presentato dai difensori di Stefano Binda, arrestato lo scorso 15 gennaio con l'accusa di aver violentato e ucciso la studentessa di Varese Lidia Macchi nel gennaio 1987, contro la proroga della custodia cautelare. 

Alla base della proroga disposta dal gip di Varese Anna Giorgetti la sussistenza del pericolo di inquinamento probatorio. Nelle scorse settimane, inoltre, la Cassazione aveva confermato il carcere per Binda, difenso dagli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella. E' prevista per domani, mercoledì 25 maggio, nel corso di un'udienza davanti al gip di Varese Anna Giorgetti, la nomina di due nuovi periti, un genetista e un tossicologo, che affiancheranno l'anatomopatologa Cristina Cattaneo per gli accertamenti sulla salma di Lidia Macchi, riesumata nelle scorse settimane. Il genetista avrà il compito di accertare la presenza di eventuali tracce di dna su peli, capelli, unghie e denti della ragazza sepolta quasi trent’anni fa, che hanno resistito allo scorrere del tempo. Al vaglio anche un lembo di pelle, sul quale verrà compiuta un’analisi stratigrafica. Mentre il tossicologo dovrà accertare se Lidia, il giorno in cui fu uccisa, fosse stata narcotizzata con farmaci o sostanze stupefacenti. Esami che, secondo le previsioni, potrebbero richiedere diverse settimane.