Mercoledì 24 Aprile 2024

Omicidio di Casalzuigno, nuove indagini sul delitto: la difesa esulta dopo il test del Dna

Reperti in casa dell’indagato: non c’è il codice genetico della vittima di Enrico Camanzi

La zona dove fu ritrovato  il corpo

La zona dove fu ritrovato il corpo

Casalzuigno, 19 dicembre 2014 - Se non è un ritorno al punto di partenza poco ci manca. Tanto è vero che gli atti, ora, sono tornati nelle mani del pm titolare del caso Giulia Troina che dovrà condurre nuovi accertamenti investigativi.

Le perizie richieste dalla procura di Varese in merito all’omicidio di Roberto Colombo, il disabile assassinato con due colpi di pistola e poi seppellito nei boschi di Cariola (il corpo fu ritrovato nel novembre del 2013), hanno entrambe date esito negativo. Gli esami, discussi in incidente probatorio, erano stati richiesti nel tentativo di dare sostanza all’impalcatura accusatoria nei confronti dell’unico indagato per l’omicidio, il 36enne Emiliano Cerutti, arrestato a febbraio. I loro risultati invece finiscono per mettere benzina nel motore della difesa, gli avvocati Paolo Bossi e Marco Lacchin, che ora hanno in pugno armi più affilate per dimostrare l’innocenza - da lui sempre dichiarata - del loro assistito.

Ricapitoliamo. Innanzitutto il Dna di Colombo, «rintracciato» sul suo spazzolino da denti, non è stato ritrovato sulla macchiolina scura isolata sulla vasca da bagno nella casa dell’indagato, che si è fra l’altro rivelata essere una chiazza di ruggine e non di sangue, ma nemmeno su alcuno degli altri reperti biologici identificati sempre nell’abitazione di Cerutti. Se il responso degli esami scientifici è stato negativo, non è andata meglio con la perizia merceologica sul nastro adesivo utilizzato per legare il corpo di Colombo e su un seghetto trovato a casa di Cerutti. Gli oggetti, infatti, possono essere stati acquistati ovunque e non risultano avere legame specifico con l’indagato. La prova? È stato comprato un seghetto a quindici denti in un supermarket ed è risultato perfettamente compatibile con il nastro rintracciato sul cadavere del disabile di 49 anni.

E allora cosa rimane per accusare Emiliano Cerutti dell’omicidio del conoscente che, si disse ai tempi dell’arresto, avrebbe avuto da dire con lui per un presunta partita di marijuana contesa fra i due e scomparsa? Le testimonianze che parlano dei rapporti difficili fra i due e di una pistola - fra l’altro mai trovata - che Cerutti avrebbe avuto in casa. Poco, probabilmente, per reggere un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario. Cerutti, intanto, resta detenuto. «Dopo le feste - afferma l’avvocato Lacchin - valuteremo la situazione. Nostro obiettivo è dimostrare la piena innocenza del nostro assistito». A complicare il quadro c’è anche una porzione di Dna isolata sulla fune di nylon recuperata nelle vicinanze della salma: non appartiene a Colombo, né a Cerutti. C’è un mister X nel caso? Oppure quella corda non ha nulla a che fare con il delitto? Le indagini dovranno rispondere anche a questa domanda.