Era praticamente morto, ora pedala: per Vincenzo terapia su due ruote

Cura sperimentale lanciata dagli Istituti Iseni di Lonate Pozzolo dopo il terribile incidente a Brugherio

Vincenzo assieme al cardiologo Andrea Macchi

Vincenzo assieme al cardiologo Andrea Macchi

Lonate Pozzolo (Varese), 15 luglio 2017 - Vincenzo Vitale, 44 anni, lo scorso 13 giugno stava partecipando a una gara amatoriale in bicicletta a Brugherio, quando è stato colpito da una interruzione della funzione cardiocircolatoria e respiratoria. Era praticamente morto, ma i soccorritori del 118 sono riusciti a salvargli la vita con il defibrillatore. A distanza di poche settimane Vincenzo è tornato sulle due ruote, sperimentando un innovativo sistema di cura in bicicletta portato avanti dagli Istituti di ricovero e cura Gruppo Iseni di Lonate Pozzolo. È seguito pedalata per pedalata da un cardiologo anche lui appassionato delle due ruote. Il protagonista della storia a lieto fine vive a Merate, nel Lecchese, è sposato e ha un figlio di tre anni. Lavora nell’ufficio commerciale di un’azienda specializzata nel trattamento delle acque. Da anni è costretto a convivere con problemi cardiaci, che lo hanno portato a dover mettere tre stent alle arteria. Nonostante le difficoltà Vitale è un appassionato corridore oltre che un ciclista anche da 70 km al giorno.

«Nel 2000, avevo 27 anni, sono stato colpito da infarto», racconta. «Nel 2007 ho avuto un altro grave problema - prosegue - e lo scorso 13 giugno se i soccorritori non fossero intervenuti tempestivamente sarei morto. Stavo partecipando a una gara amatoriale in bicicletta su un percorso di dieci chilometri quando, al terzo chilometro, ho avvertito una forte debolezza. Mi sono seduto su una panchina e, all’improvviso, ho perso i sensi». Si è risvegliato all’ospedale San Gerardo di Monza, dove gli è stato inserito un defibrillatore interno. L’intervento è stato coordinato dal dottor Andrea Macchi che è anche direttore degli Istituti del Gruppo Iseni. E così - come ha spiegato lo stesso Vitale - ora insieme a Macchi, già a dieci giorni dall’impianto del defibrillatore, fa due sedute di ciclismo a settimana, di circa 60 minuti ciascuna, insieme al cardiologo e ovviamente monitorato con un cardiofrequenzimetro: 30, massimo 40 km a volta, e, soprattutto in pianura (è per ora vietata la collina e la montagna). Percorrono le strade del Varesotto, terra da sempre amata dai ciclisti. E ogni volta si registrano lievi miglioramenti.

L'obiettivo è quello di tornare a una vita normale compreso la possibilità di fare sport. La sperimentazione lanciata dall’istituto di Lonate Pozzolo presto potrebbe essere estesa ad altri pazienti. «I miei parametri per ora sono nella norma - sottolinea Vitale - e grazie al ciclismo mi sento bene. Questa terapia mi aiuta anche dal punto di vista psicologico, per superare la paura. La mia speranza è quella di tornare al più presto a praticare questo sport bellissimo - conclude - e di fare una vita normale, nonostante sia consapevole dei problemi e dei rischi che corro».