Varese, task-force per i bagni nei laghi

Gli esperti: "Attenzione alle insidie nascoste nel Verbano"

Il gommone dei vigili del fuoco

Il gommone dei vigili del fuoco

Luino (Varese), 26 maggio 2017 - Il dibattito sulla sicurezza delle sponde del Lago Maggiore si accende, dopo la tragica morte di un richiedente asilo nigeriano ventenne. Ospite della Comunità Arca di Varese, l’uomo è annegato mercoledì sera dopo un tuffo nella acque della spiaggetta del Sasso Galletto, a Castelveccana. Per recuperare il corpo, a diversi metri di profondità, sono dovuti intervenire i sommozzatori. E questo è solo l’ultimo caso di una serie di tragici incidenti avvenuti nel Verbano, come a settembre e a ottobre del 2016 quando, a un mese di distanza, erano morti due sub. A presidiare le sponde ci sono varie forze dell’ordine, dalla polizia ai carabinieri, passando per la guardia costiera. Il nucleo nautico che c’era prima ora è stato smantellato, ma dalla Provincia assicurano comunque che non si occupava della sicurezza delle sponde. Su prevenzione e informazione qualche anno fa era stato lanciato il progetto “Acque sicure”, a cura della Protezione civile varesina, che però è stato congelato da diversi anni.

Si stanno cercando le risorse per farlo ripartire, dato che si era rivelato molto utile. Era un progetto di prevenzione e informazione nei confronti dei bagnanti, soprattutto dei turisti, a cui venivano distribuiti anche alcuni prontuari. Adesso la Provincia di Varese punta a riattivare il progetto. Sulla questione è intervenuto il consigliere provinciale alla Sicurezza e Protezione civile, Davide Tamborini: "In questo momento stiamo lavorando per trovare delle risorse e vedere se si riesce a riattivare il progetto “Acque sicure”, che era un’utile iniziativa di prevenzione e di informazione sulle insidie delle acque del lago, soprattutto il Maggiore. Era rivolta in particolar modo ai turisti che spesso conoscono poco le caratteristiche e le insidie che può nascondere il Verbano".