Saronno, morti sospette in ospedale: ombre sul direttore del Pronto soccorso

Fissata l’udienza per valutare gli arresti domiciliari

L'ospedale di Saronno

L'ospedale di Saronno

Saronno, 17 dicembre 2016 - L'appuntamento è fissato per il 10 gennaio, quando davanti ai giudici del tribunale del Riesame di Milano verrà discusso il ricorso della procura di Busto Arsizio per ottenere gli arresti domiciliari per Nicola Scoppetta, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale di Saronno. Scoppetta, ora trasferito a incarichi sul territorio, era il superiore diretto di Leonardo Cazzaniga, l’aiuto anestesista accusato dell’omicidio di quattro pazienti con la somministrazione di farmaci in sovradosaggio. In concorso con la sua amante, l’infermiera Laura Taroni, il medico è accusato anche dell’omicidio di Massimo Guerra, marito della donna. Nella richiesta di ordinanza di custodia in carcere, il sostituto procuratore Maria Cristina Ria aveva chiesto per Scoppetta gli arresti domiciliari, negati dal gip Luca Labianca. Di qui il ricorso al Riesame.

In Procura a Busto Arsizio, intanto, ieri interrogatori di altri due medici indagati. L’oncologo Giuseppe Di Lucca si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha invece risposto per circa due ore alle domande del pm Ria, il dottor Daniele Sironi, internista del reparto di medicina dell’ospedale di Saronno. Il medico, in particolare, sarebbe stato sentito su un certificato destinato all’assicurazione del marito di Laura Taroni. L’ipotesi di reato è quella di falso ideologico. Il dottor Di Lucca, il 9 aprile del 2013, aveva visitato Angelo Lauria, un paziente di 69 anni da tempo in cura nella Oncologia di Saronno. In attesa che si trovasse un posto letto in reparto, l’oncologo aveva disposto che il paziente venisse collocato nel Pronto soccorso. Lì Leonardo Cazzaniga aveva avviato la terapia. A partire dalle 10.31, pochi minuti dopo che questa era iniziata, le condizioni di Lauria erano rapidamente peggiorate. Alle 10.52, soltanto un’ora circa dopo il suo arrivo al Pronto soccorso, Angelo Lauria era deceduto. In una conversazione telefonica con una collega, intercettata il 23 maggio del 2015, l’oncologo parla di «Propofol a endovena», ripete per tre volte di seguito, e poi per una quarta la frase «L’ha ammazzato», paragona il trattamento farmacologico praticato da Cazzaniga al miscuglio di sostanze che hanno portato alla morte la rockstar Michael Jackson. La procura di Busto ha nominato un consulente per esaminare i supporti informatici sequestrati nell’inchiesta «Angeli e demoni». «Non mi sento una eroina. Ho fatto il mio dovere». Sono le poche parole che riserva Clelia Leto, l’infermiera del Pronto soccorso che con il suo esposto denuncia ha avviato la maxi-inchiesta.