Saronno, morti sospette in ospedale: "Uso di farmaci pericolosi con dosaggi non comuni"

Tesi del capo del servizio infermieristico sull’operato di Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Busto Arsizio (Varese), 14 dicembre 2016 - Nella sua relazione, come componente della commissione interna costituita all’ospedale di Saronno per verificare l’operato dell’aiuto anestesista Leonardo Cazzaniga (oggi in carcere accusato dell’omicidio di quattro pazienti) aveva usato parole gravi e toni preoccupati. Claudio Borgio, responsabile del Servizio infermieristico aziendale, indagato come tutta la commissione per omessa denuncia e favoreggiamento personale di Cazzaniga, ha risposto per cinque ore alle domande del procuratore di Busto Arsizio, Gian Luigi Fontana, e del pm Maria Cristina Ria, assistito dall’avvocato Roberto Della Sala.

La sua linea difensiva, per quanto si sa (il verbale è stato secretato), è stata quella di rifarsi alla relazione. Borgio riteneva di non esprimere un parere sulla relazione fra le terapie farmacologiche e le otto morti sospette prese in esame. Affermava però che «il trattamento dei casi clinici ha messo in evidenza un utilizzo di farmaci stupefacenti, ipnotici e sedativi in associazione fra loro e a dosaggi non comuni». Inoltre il «trattamento effettuato ha utilizzato, in ogni caso, farmaci che rientrano fra i farmaci di categoria pericolosa e con dosaggi non comuni». Veniva anche ricordato il codice etico infermieristico, con la facoltà dell’infermiere di avvalersi, «nelle situazioni di conflitto etico, della clausola di coscienza con assunzione delle relative responsabilità».

Non si è invece presentata Maria Luisa Pennuto, medico legale, altro membro della commissione. Motivi di salute, ha spiegato il suo legale, Cesare Cicorella, che ha definito «totalmente infondate» le accuse. In una intercettazione telefonica la dottoressa Pennuto parla di Cazzaniga come di «quello del pronto soccorso che somministrava i farmaci in modo assurdo». Carlo Basilico, il legale che assiste Clelia Leto, l’infermiera che con un esposto denuncia ha fatto esplodere il caso, dichiara: «Mi auguro che ci si renda conto che presso l’ospedale di Saronno si è consentito da parte di alcuni responsabili il verificarsi di fatti che potevano e dovevano essere impediti. Questo emerge, già oggi, da alcuni dati di fatto e a prescindere dalle vicende di rilievo penale che naturalmente dovranno essere accertate nelle opportune sedi». Gabriele Moroni