Busto Arsizio, palazzetto di Beata Giuliana: un tris di ipotesi sul tavolo

Mani libere al Comune dopo sentenza del Tar

La costruzione del Palaghiaggio mai finita nel rione di Beata Giuliana

La costruzione del Palaghiaggio mai finita nel rione di Beata Giuliana

Busto Arsizio, 26 giugno 2017 - Palazzetto di Beata Giuliana, palla in mano al municipio: il verdetto del tribunale amministrativo di Milano dà ragione al Comune che dopo la vicenda di una falsa fideiussione presentata dalla società di privati (che si erano proclamati truffati dal broker) per completare la struttura, aveva annullato il bando di gara. Decisione contro cui aveva fatto ricorso la società immobiliare che ora dopo la sentenza del Tar è esclusa dalla partita. Quindi a questo punto il sindaco Emanuele Antonelli e la giunta possono riprendere in mano il capitolo.

Difficile pensare che chi è stato escluso possa impugnare la sentenza, così a Palazzo Gilardoni da una parte si tira un sospiro di sollievo per il verdetto a favore ma al momento nessuno si sbilancia sul futuro della struttura che di sicuro non sarà più un palazzetto del ghiaccio. Il sindaco fin dall’inizio del suo mandato aveva espresso ben altre intenzioni sullo “scheletro” di cemento, e quelle intenzioni potrebbero diventare realtà. Tre le ipotesi sulle quali l’Amministrazione vorrebbe lavorare: la prima, la realizzazione di un centro polifunzionale per dare spazi alle società sportive che ne hanno bisogno, la seconda, la palestra per la Pro Patria Ginnastica, la terza, una struttura per il pattinaggio a rotelle, eccellenza in città.

Di certo nell’area al centro del rione Beata Giuliana non ci sarà più quanto era previsto nel progetto che nel 2007 aveva messo d’accordo con la firma di una convenzione la Provincia di Varese e il Comune di Busto Arsizio. Nel 2010 erano cominciati i lavori per realizzare il Palaghiaccio, nel 2011 l’interruzione. Due anni fa la vicenda sembrava potersi sbloccare con l’intervento di privati, una società immobiliare, pronta a un mega investimento per completare l’opera, poi la fideiussione risultata falsa ha imposto lo stop. Ora con la decisione del Tar si apre un nuovo scenario.