Omicidio Macchi, peli e capelli sui resti di Lidia: sì al confronto con il sospettato

Una "comparazione morfologica". È quella che il Ris effettuerà fra i capelli trovati nella bara di Lidia e i capelli e i peli prelevati a Stefano Binda, in carcere accusato di essere il suo assassino

Stefano Binda

Stefano Binda

Varese, 28 marzo 2017 - Una «comparazione morfologica». È quella che il Ris effettuerà fra i capelli trovati nella bara di Lidia Macchi e i capelli e i peli prelevati a Stefano Binda, l’uomo in carcere accusato di essere il suo assassino. Sono numerosi i reperti trovati dopo che il corpo della studentessa varesina di Comunione e liberazione massacrata con 29 coltellate nel gennaio 1987 è stato esumato nel cimitero varesino di Casbeno, il 22 marzo dello scorso anno. Tanto numerosi che l’estrazione del Dna da ognuno è impossibile. Ecco perché verranno esaminati e comparati con quelli dell’indagato dal punto di vista morfologico. Se risulterà una compatibilità e se il capello trovato su Lidia ha conservato il bulbo, saranno gli specialisti di Parma a procedere all’estrazione del Dna nucleare per un confronto con quello di Binda.

In assenza del bulbo sarà Elena Pilli, del dipartimento di biologia evoluzionistica dell’università di Firenze, a ricavare il Dna mitocondriale (quello che individua la linea di ascendenza materna). C’è un altro barlume di speranza. È legato a un vetrino con un piccolo frammento dell’imene della vittima prelevato da Mario Tavani, il medico legale che effettuò i sopralluoghi ed eseguì l’autopsia. È stato conservato nella paraffina prima nell’istituto di medicina legale di Varese e in seguito in quello di Pavia. Lidia Macchi ebbe un rapporto, prima di essere trucidata con ventinove in località Sass Pinì a Cittiglio. Purtroppo gli undici vetrini con reperti organici dell’assassino sono andati distrutti. Stefano Binda, in attesa del processo che inizierà il 12 aprile davanti alla Corte d’Assise di Varese, è detenuto a Busto Arsizio. Pronunciamenti del gip di Varese, del Tribunale del Riesame milanese, della Cassazione hanno sempre negato la scarcerazione all’amico e compagno di liceo di Lidia Macchi, come lei militante di Cl. L’ordinanza del Riesame del 16 novembre 2016 richiama le dichiarazioni di due psichiatri al sostituto procuratore generale Carmen Manfredda. Uno degli esperti ha delineato un quadro clinico di disturbo di personalità bordeline, con comportamenti impulsivi, istrionici e antisociali. L’altro ha parlato di sindrome dissociativa e di doppia personalità.