Omicidio Lidia Macchi, il presunto killer invoca la libertà

Nel corso dell’udienza che si è tenuta ieri, gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella hanno ribadito la richiesta a favore dell’indagato che ha sempre respinto le accuse e che non era presente in aula

Lidia Macchi (Ansa)

Lidia Macchi (Ansa)

Milano, 17 novembre 2016 - Il tribunale del riesame deciderà a giorni sul nuovo ricorso presentato dai difensori di Stefano Binda, l’uomo arrestato lo scorso gennaio con l’accusa di aver ucciso nel 1987 la studentessa di Varese Lidia Macchi. I legali hanno impugnato il provvedimento con il quale il gip di Varese Anna Giorgetti aveva respinto una istanza di scarcerazione. Nel corso dell’udienza che si è tenuta ieri, gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella hanno ribadito la richiesta a favore dell’indagato, detenuto nel carcere milanese di San Vittore, che ha sempre respinto le accuse e che non era presente in aula. I giudici, quindi, si sono riservati la decisione. Un’istanza analoga era già stata respinta dalla Cassazione.

Nei giorni scorsi il sostituto pg Carmen Manfredda, che coordina l’inchiesta sul cold case, aveva firmato l’avviso di conclusione delle indagini e ora si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per Binda, accusato di aver violentato e massacrato la giovane, sua ex compagna di liceo. Sebbene siano ancora in corso importanti accertamenti - come quelli sulla salma riesumata della ragazza e la ricerca di un coltello e cioè l’arma del delitto, e di altri reperti in località Sass Pinì dove fu trovato il cadavere - il pg Manfredda ha deciso di procedere anche per evitare che Binda, i cui termini di custodia cautelare in carcere scadono il prossimo 15 gennaio, possa tornare in libertà.

I termini verrebbero interrotti con la decisione del gup sull’imminente richiesta di processo. L’uomo, che si è sempre proclamato innocente, è accusato di omicidio pluriaggravato dagli abietti e futili motivi e dalla crudeltà perché, dopo averla minacciata per costringerla a un rapporto sessuale, avrebbe colpito a morte con 29 coltellate Lidia Macchi, la «donna considerata causa di un rapporto sessuale vissuto come tradimento del proprio ossessivo e delirante credo religioso, tradimento - ha scritto il pg nel capo di imputazione - da purificarsi con la morte».