Saronno, morti sospette in corsia: "Sono sani di mente anestesista e amante"

Nessuna patologia psichica. Totalmente sani di mente. È la valutazione finale dei periti per Leonardo Cazzaniga e Laura taroni

Leonardo Cazzaniga e l’amante Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga e l’amante Laura Taroni

Busto Arsizio (Varese), 5 gennaio 2018 - Nessuna patologia psichica. Totalmente sani di mente. È la valutazione finale dei periti per i due protagonisti dell’inchiesta “Angeli e demoni”: Leonardo Cazzaniga, medico anestesista ed ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, e la sua amante Laura Taroni, infermiera nello stesso reparto. La criminologa Isabella Merzagora e lo psichiatra e psicopatologo forense Franco Martelli erano i periti nominati dal gup di Busto Arsizio, Sara Cipolla, per verificare la capacità di intendere e volere di entrambi. Gli esami hanno riscontrato nell’uomo un disturbo narcisistico di personalità da cui gli deriva il senso della propria importanza, che non si traduce in nulla di patologico e non intacca minimamente le facoltà intellettuali.

Il responso della perizia psichiatrica sarà discusso mercoledì prossimo, con la formula dell’incidente probatorio. Nelle udienze di lunedì e martedì Laura Taroni verrà interrogata, sempre in incidente probatorio, sulle morti della madre, Maria Rita Clerici, e del suocero, Luciano Guerra; due accuse di omicidio che la donna divide con il compagno di un tempo. L’udienza preliminare proseguirà dal giorno 16. Sono state fissate nove udienze sino a fine mese. Nel dicembre scorso sono stati riuniti i due filoni dell’inchiesta. Il primo vedeva il medico accusato delle morti di quattro pazienti del pronto soccorso provocate, secondo l’accusa, da un sovradosaggio di farmaci, mentre alla coppia veniva contestato l’omicidio del marito della Taroni, Massimo Guerra. La seconda tranche addebitava a Cazzaniga altri cinque decessi in corsia e ad entrambi, in concorso, le morti della madre e del suocero di Laura Taroni.

Leonardo Cazzaniga (assistito dagli avvocati bresciani Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora) ha sempre allontanato decisamente da sé l’immagine di una sorta di killer ospedaliero e difeso il trattamento farmacologico da lui stesso battezzato “protocollo Cazzaniga”. Nessuna volontà di sopprimere i pazienti affidati alle sue cure. “Pietas” umana e preoccupazione di medico lo motivavano a una scelta terapeutica per evitare o alleviare sofferenze a malati anziani, gravi, in stato terminale. Una scelta che in altri casi si era rivelata efficace.