Saronno, morti sospette in ospedale: primario accusato di aver insabbiato

Posto di lavoro promesso in cambio del silenzio? Indaga la procura

Leonardo Cazzaniga (Newpresse)

Leonardo Cazzaniga (Newpresse)

Saronno (Varese), 14 dicembre 2016 - Giudizio sospeso Si attende che venga ancora fissata l’udienza alla Corte d’Appello di Milano, a seguito dell’istanza presentata dalla Procura di Busto Arsizio contro la decisione del Gip del Tribunale di rigettare la richiesta di custodia cautelare per Nicola Scoppetta, il primario del pronto soccorso di Saronno indagato con le accuse di omessa denuncia e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri di Saronno su quattro morti sospette in corsia. Il «redde rationem» davanti ai giudici potrebbe slittare addirittura a dopo Natale. Proseguono, intanto, le indagini dei militari dell’Arma, al lavoro sulle altre cartelle cliniche in loro possesso, la maggior parte delle quali sequestrate due settimane fa, quando sono scattati gli arresti per Laura Taroni, infermiera del pronto soccorso accusata di aver ucciso suo marito in concorso con l’allora amante e viceprimario dello stesso reparto Leonardo Cazzaniga, accusato anche di altre quattro morti in corsia.

In ospedale, sono convinti gli inquirenti, qualcuno ha «coperto» le strane pratiche messe in atto dal sedicente «angelo della morte». Una convinzione confermata, negli ultimi giorni, da Carlo Basilico, l’avvocato di Clelia Leto, l’infermiera che con la sua denuncia diede il via alle indagine: «I due avrebbero potuto essere fermati molto prima». Il dito, in particolare, è puntato su Nicola Scoppetta, diretto superiore di Cazzaniga, indagato con l’accusa di favoreggiamento personale insieme agli altri componenti della commissione medica interna, chiamati a valutare l’operato del medico anestesista. Nelle carte degli inquirenti si legge che il primario, «venuto a conoscenza delle indagini in corso ha sempre mantenuto un comportamento teso a ostacolare le indagini e a influenzare i propri sottoposti in modo che rendessero dichiarazioni reticenti davanti all’autorità giudiziaria».

Convocato dagli investigatori la scorsa settimana, d’intesa con la Procura, Scoppetta - assistito dall’avvocato Massimo Pellicciotta - si è avvalso della facoltà di non rispondere, differendo il suo interrogatorio in un altro momento. I giudici della Corte d’Appello, secondo indiscrezioni, saranno chiamati a valutare oltre il faldone delle carte giudiziarie inerenti il lavoro della commissione interna e le relazioni del primario, anche le numerose intercettazioni in cui Scoppetta discute del «problema Sangion», ovvero la dottoressa accusata di aver realizzato false certificazioni, alla quale sarebbe stato promesso un posto di lavoro fisso, in cambio del silenzio. Su questo aspetto gli inquirenti sono ancora al lavoro, ma è possibile che se emergessero illeciti nella predisposizione del bando di concorso secondo le ipotesi investigative creato ad hoc per la dottoressa, la posizione di Scoppetta e altri indagati potrebbe aggravarsi.