La protesta dei migranti a Busto: "Qui una bomba a orologeria"

Esplode la polemica dopo la marcia dei richiedenti asilo verso Varese

Delegazione di migranti dal prefetto di Varese (Newpress)

Delegazione di migranti dal prefetto di Varese (Newpress)

Busto Arsizio, 27 luglio 2017 - Ancora una giornata di protesta quella di ieri per i richiedenti asilo ospiti della struttura in via dei Mille a Busto Arsizio, gestita dalla KB srl. Solo alcune settimane fa gli immigrati avevano protestato per la mancata concessione delle carte di identità, ieri le acque di nuovo si sono agitate. Gli ospiti (al momento sono 218) hanno protestato per l’allontanamento di sei di loro: per alcuni è stata respinta la richiesta di asilo, per altri sono stati contestati i comportamenti.    Ieri la protesta si è spostata a Varese. Un centinaio di richiedenti asilo sono dunque partiti da Busto Arsizio e in treno hanno raggiunto Varese, in Prefettura l’incontro con il capo di gabinetto del Prefetto e il Questore Giovanni Pepe, durato circa un’ora. Sul tavolo i problemi segnalati dalla delegazione dei profughi che avevano manifestato l’intenzione di non voler tornare in via dei Mille. Sulla vicenda è subito intervenuto Emanuele Monti, consigliere regionale della Lega Nord: «Se si arriva al punto che 200 sedicenti profughi prendono il treno e invadono Varese per protestare, bisognerebbe farsi qualche domanda sulla gestione di questi “ospiti”. Ma ci rendiamo conto che la situazione è totalmente fuori da ogni controllo? Il fenomeno è completamente ingestibile e questa gente avanza sempre più pretese. E dall’altra parte c’è chi per lucrare sulla collettività si improvvisa specialista dell’accoglienza, il risultato è un miscela esplosiva. La cosiddetta accoglienza imposta dallo Stato centrale rischia di trasformarsi in una bomba a orologeria».    Per Stefano Ferrario, esponente della Lega Nord e vicesindaco di Busto Arsizio «c’è una sola strada da percorrere, visto che la situazione sta sfuggendo di mano in modo pericoloso. Lo diciamo da sempre, i profughi vanno aiutati a casa loro. C’è un disegno per farli arrivare, e vengono sfruttati, sono un business per chi gestisce i centri. In provincia di Varese sono un fatturato da 8 milioni di euro, con molto meno si potrebbero aiutare a casa loro. Invece c’è un governo che favorisce gli arrivi e poi chi lucra sui profughi. Basta, è una vergogna». Per Massimo Brugnone, consigliere comunale del Pd a Busto, invece proprio l’amministrazione comunale «deve smetterla di stare alle finestra e di parlare con slogan». Per affrontare la situazione e gestirla al meglio «c’è una strada sola, quella indicata dal Governo, si tratta di aderire allo Sprar, chiudendo in questo modo gli attuali Cas, gestiti da privati. In questo modo il Comune interviene direttamente nella gestione e riceve fondi dallo Stato, utili anche per progetti di integrazione. Non solo, con lo Sprar si pone un limite al numero dei richiedenti asilo accolti. Quindi è questione di volontà politica».