Omicidio Lidia Macchi in Assise: al processo è il turno della mamma

Paola Bettoni deporrà con gli agenti che svolsero l’indagine

Paola Bettoni con l’avvocato Daniele Pizzi

Paola Bettoni con l’avvocato Daniele Pizzi

Varese, 27 aprile 2017 - Omicidio Macchi: domani seconda udienza del processo. Parla la mamma di Lidia. Torna in aula il procedimento che vede alla sbarra Stefano Binda, 50 anni, di Brebbia, ex compagno di liceo di Lidia Macchi, uccisa nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987 con 29 coltellate, arrestato il 15 gennaio 2016 con l’accusa di essere l’assassinio della giovane studentessa morta a 20 anni. Domani Binda tornerà davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato. Sono dieci i testimoni dell’accusa che saliranno sul banco e risponderanno alle domande del sostituto procuratore generale di Milano Gemma Gualdi. Tra questi Paola Bettoni, madre di Lidia Macchi.

Deporrà per ultima, secondo indiscrezioni, in modo da non dover ascoltare la ricostruzione dell’omicidio, secondo l’accusa, che faranno gli operanti di polizia di Stato, carabinieri e polizia locale, che saranno ascoltati prima di lei. Per contro la donna, testimoniando domani, potrà essere presente a tutte le altre udienze: i testimoni non possono stare in aula fino a quando non vengono ascoltati.

La mamma di Lidia, assistita dall’avvocato Daniele Pizzi, aveva spiegato al momento dell’arresto di Binda di non conoscere bene il cinquantenne, che non frequentava abitualmente casa Macchi, come invece facevano altri amici della giovane, e di averlo visto una volta, dopo l’omicidio, insieme a don Giuseppe Sotgiu (all’epoca non ancora ordinato sacerdote) venuto a trovare la famiglia. Allora la signora cucinò per Binda e gli altri amici. La mamma della studentessa uccisa ha sempre detto di volere soltanto la verità: "Non un colpevole, ma il colpevole". Al termine della prima udienza aveva spiegato: "Sono passati 30 anni. Forse ci siamo. Speriamo. Voglio uscire da quest’aula senza un dubbio". Il pg Gualdi, nella sua introduzione, aveva chiesto alla corte: "Cerchiamo la verità, qualunque essa sia, per questa madre".

Con la madre di Lidia saranno ascoltati Giorgio Paolillo, il funzionario della Mobile che svolse le prime indagini 30 anni fa, Sebastiano Bartolotta, capo della Mobile di Varese fino al 2013 (si trasferì prima che il fascicolo venisse avocato). Poi toccherà ad Alessandro Tofani, dell’ufficio anticrimine della Questura di Varese, al maresciallo Pietro Gaballo, vicecomandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri, al commissario capo Maurizio Greco, attuale comandante della mobile, Silvia Nanni e Giuseppe Campiglio, gli agenti varesini che hanno affiancato il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda (oggi in pensione) durante l’inchiesta, il comandante Manuel Cinquarla, a capo della polizia locale del Medio Verbano, che ha affiancato Manfredda durante i sopralluoghi al Sass Pinì per cercare l’arma del delitto e Alessandro Sinicco della squadra mobile di Milano.