Omicidio Lidia Macchi, in aula le grafologhe sulla lettera anonima

Il confronto tra Susanna Contessini e Cinizia Altieri anche su un foglio trovato a casa di Stefano Binda

Lidia Macchi

Lidia Macchi

Varese, 27 ottobre 2017 - Si torna in aula per il processo sull'omicidio di Lidia Macchi. Oggi, in aula, si è tenuto il confronto tra Susanna Contessini e Cinzia Altieri, rispettivamente consulenti grafologhe dell'accusa e della Procura generale. Per loro posizioni assolutamente antitetiche.

L'accusa attribuisce alla mano di Stefano Binda sia la prosa anonima 'In morte di un'amica', recapitata recapitata alla famiglia della vittima il 10 gennaio 1987, cinque giorni dopo il delitto e poco prima dei funerali, sia la frase 'Stefano è un barbaro assassino', scritta dietro una versioen di greco, trovata a casa di Binda durante una perquisizione. Secondo Contessini, che ha depositato un nuovo documento, supplementare alle altre relazioni, le scritture di questi docuemnti appartengono all'imputato. La grafologa, infatti, fa notare come siano simili la dimensione e la conformazione delle lettere, anche nel modo in cui si adagiano al foglio. Non meno, la pressione esercitata nello scrivere. Contessini ha commentato: "Sono meravigliata che la collega abbia addirittura attribuito a tre diverse mani la scrittura di questi testi: una che redige le prime due strofe della prosa,un'altra che la termia e un'altra ancora che ha scritto sulla busta". Alla consulente dell'accusa, "questa sembrerebbe dare l'immagine di una sgangherata banda di anonimi che procedono in ordine sparso".

Ovviamente opposta la valutazione di Cinzia Altieri. "Chi ha parlato di più mani", ha esordito. E ancora: "Ho parlato di diversi tempi dis crittura. Ci sono certamente analogie fra questi documenti e la scrittura di Stefano Binda. Ma - ha sottolineato - la consulente dell'accusa non ha considerato invece le evidenti differenze". Quì, è interevnuto il sostituto procuratore Gemma Gualdi, che ha fatto notare che il foglietto è stato trovato e sequestrato a casa di Binda. Queste ultime parole hanno scatenato una reazione nell'imputato, che ha provato a dire la sua. Subito è stato regaurdito: "La invito a parlarequando ne avrà facoltà". Una volta terminato l'intervento di Cinizia Altieri, è stato il turno di Binda: "Dopo la perquizione a casa mia, mi è stato mostrato questo foglietto in Questura e subito ne ho disconosciuto la peternità".

ha collaborato GABRIELE MORONI