Sono 69mila i frontalieri in Svizzera. Con stipendi più leggeri dell’8% rispetto ai colleghi svizzeri

Varese, trend in crescita anche se gli elvetici guadagnano di più

Sono sempre  di più i lavoratori italiani in Svizzera

Sono sempre di più i lavoratori italiani in Svizzera

Lavena Ponte Tresa (Varese), 15 ottobre 2015 - Sono 69mila i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera, dati del secondo trimestre del 2015, e guadagnano circa il 7-8% in meno dei lavoratori elvetici. È quanto emerge da un documento del ministero dell’Economia di Roma. I frontalieri italiani operano nella grande maggioranza in Ticino (circa il 90 per cento, pari a circa 62mila), ma anche nei cantoni turistici dei Grigioni e del Vallese; nei tre cantoni lavorano complessivamente oltre il 99 per cento dei frontalieri provenienti dall’Italia.

Gli italiani che hanno lavorato nel Cantone Ticino sono in costante aumento da anni: erano 47.357 nel 2010, 51.513 nel 2011, 55.484 nel 2012, 58.465 nel 2013 e 61.588 nel 2014 (61.740 nel primo trimestre del 2015 secondo l’Ufficio federale di statistica di Berna). In base ai dati recentemente rilasciati dall’Ufficio di statistica del Cantone Ticino, considerando l’insieme dell’economia privata ticinese, nel 2012 la mediana del salario mensile (lordo) dei frontalieri ammontava a 4.393 franchi. Si tratta di una cifra significativamente inferiore rispetto ai salariati svizzeri (5.733), stranieri domiciliati (5.295) o dimoranti (4.951). Rispetto al 2000, il salario dei frontalieri è cresciuto a un ritmo molto modesto (309 franchi, il 7,6 per cento nel periodo, lo 0,6 per cento in media d’anno) sensibilmente meno rispetto alle altre categorie di lavoratori.

Di riflesso, il divario salariale tra lavoratori svizzeri e frontalieri si è ampliato (passando dal 14,6 al 23,4 per cento) a fronte di un assottigliamento dello scarto tra le retribuzioni degli elvetici e gli stranieri residenti. Pur tenendo conto della diversa composizione in termini di profili personali e professionali dei gruppi a confronto (ad esempio livelli di formazione, rami di attivita’ ecc.), secondo l’Ustat le disparità retributive tra gli svizzeri e i frontalieri restano nell’ordine del 7-8 per cento in favore degli elvetici mentre il differenziale si annulla invece per gli stranieri residenti.

Stando ai dati federali la maggior parte dei frontalieri complessivi in Svizzera provengono dalla Francia (oltre la metà, e operano nei cantoni dell’arco lemanico (Vaud e Ginevra in primis). L’80 per cento dei frontalieri lavorano in tre Grandi Regioni: Lemano, di cui fanno parte Ginevra e Losanna (35%), la Svizzera nord-occidentale, di cui fa parte Basilea (23%) e infine il Ticino (21%). Il numero dei frontalieri italiani in Svizzera è cresciuto nel tempo, evidenziando tuttavia una graduale decelerazione negli ultimi anni: nel quadriennio 2011 - 2014 la crescita annuale dei flussi si è attestata all’8,8 - 7,7 - 5,4 e 5,3 per cento per il Cantone Ticino; 9,4 - 7,2 - 7,2 e 5,2 per il Cantone dei Grigioni; al 14,9 - 12,1 - 9,1 e 11,4 per il Cantone Vallese.

Varese è la provincia con più frontalieri seguita da Como. Il movimento da altre province italiane verso il Cantone Ticino è stato pari a 4.548 frontalieri nel 2014 e 4.071 nel 2013 (un incremento annuale pari circa al 12 per cento). Il tasso di disoccupazione in Ticino è fisiologico: 3,4% a settembre 2015 (contro il 3,2 dell’intera Svizzera). Il flusso di frontalieri dalla Svizzera all’Italia non solo esiste ma è in crescita: nel 2010 erano 1.455, mentre nel 2011 si sono attestati a 1.904.