Resti umani nella boscaglia al Forte di Orino, il verdetto con il test del Dna

Castello Cabiaglio, esami sul codice genetico di un anziano bergamasco scomparso ad aprile

L’auto dei pompieri sul luogo del ritrovamento

L’auto dei pompieri sul luogo del ritrovamento

Castello Cabiaglio (Varese), 15 ottobre - Sarà la scienza a risolvere il “giallo del forte di Orino”. Nelle prossime ore il pm Giulia Floris assegnerà l’incarico per effettuare una comparazione fra il Dna isolato sui resti umani trovati nei boschi di Castello Cabiaglio e il codice genetico di un escursionista bergamasco 73enne (di Colere, nella zona della Presolana) scomparso nell’aprile di quest’anno, mentre era ospite di alcuni familiari residenti a Brenta. L’uomo era uscito per una passeggiata e non era più rientrato, spingendo i parenti a dare l’allarme. Domani, intanto, sarà effettuata l’autopsia sulla salma “senza identità”, per cercare di ricostruire dinamica e cause della morte. Secondo i carabinieri del nucleo investigativo di Varese e i colleghi della compagnia di Luino, intervenuti sul luogo del ritrovamento con i vigili del fuoco del nucleo speleo alpino fluviale, l’uomo potrebbe essere morto dopo una caduta, oppure per un malore.

Sul corpo, seppur in avanzato stato di decomposizione, non sarebbero stati trovati segni di violenza o altre tracce che potessero far pensare a un’azione di terzi. Ad accorgersi del cadavere è stato un cercatore di funghi che, durante una battuta a caccia di porcini e ovuli, ha notato quello che sembrava un grosso fagotto. Poi si è avvicinato e ha fatto la macabra scoperta. L’uomo senza nome era vestito con abiti da trekking, non aveva documenti addosso e portava un crocifisso in oro, dettaglio che potrebbe essere utile al suo riconoscimento.