Il no al burqa è senza confini: c’è divieto anche in tutto il Ticino

Velo proibito: intanto si muovono anche la Regione e Busto Arsizio

Varese ha vietato a chiunque di girare per le strade con il volto coperto Un divieto che il Ticino ha introdotto per via costituzionale nei giorni scorsi

Varese ha vietato a chiunque di girare per le strade con il volto coperto Un divieto che il Ticino ha introdotto per via costituzionale nei giorni scorsi

Varese, 29 novembre 2015 - Niente burqa a Varese, ma anche in Canton Ticino e, forse, presto, anche a Busto Arsizio e in altri centri amministrati dalla Lega Nord varesina. E' un divieto a girare con il volto coperto, anche per motivi religiosi, ormai internazionale quello stabilito a cavallo tra Varesotto e Canton Ticino nel’arco di pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Il primo a fare un passo in avanti, dopo anni di attesa, è stato il Ticino, che è diventato ufficialmente il primo cantone svizzero ad aver proibito di velare integralmente il volto nelle strade e nei luoghi aperti al pubblico.

La proposta era stata accolta in un referendum votato il 22 settembre 2013 e sinora rimasto lettera morta, ora invece la modifica costituzionale alla carta fondamentale del Cantone è cosa fatta e il divieto riguarda sia il velo integrale per motivi religiosi, sia il mascheramento del volto durante le manifestazioni e le donne che indosseranno il niqab o il burqa potranno essere pesantemente multate.

Eattamente come accade a Varese, o meglio come potrà accadere, perché nel capoluogo varesino invece di una modifica alla Costituzione ci si è accontentati di una ordinanza del sindaco, che recepisce un indirizzo del Consiglio comunale, e così prima che il documento entri effettivamente in vigore ci si attende che il prefetto, Giorgio Zanzi, lo analizzi ed eventualmente lo approvi. Il documento afferma che «gli abiti che manifestino l’appartenenza religiosa devono ritenersi parte integrante degli indumenti abituali» e che il loro uso in luogo pubblico «è giustificato a condizione che la persona mantenga il volto scoperto e riconoscibile».

Inoltre è in vigore non solo in manifestazioni ma a tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico. L’ordinanza, che prevede sanzioni dai 75 ai 450 euro, è stata firmata dal sindaco Attilio Fontana: "Non ci siamo fatti influenzare dal Canton Ticino, ma abbiamo solo dato seguito a un indirizzo espresso dal Consiglio comunale il 22 gennaio scorso con venti voti favorevoli, sette astenuti e un solo contrario questo perché la situazione attuale, dopo gli attentati terroristici di Parigi, lo richiedeva per garantire maggiore sicurezza ai miei concittadini", spiega Fontana.

E ora la Lega Nord varesina del divieto vorrebbe farne una bandiera: come ha fatto sapere il segretario leghista di Busto Arsizio, Stefano Ferrario, presenteremo una mozione in Consiglio comunale per sollecitare un’ordinanza di divieto: non è possibile avere per il territorio delle persone con il volto coperto impedendoci di fare controlli". Mentre a livello regionale il vice capogruppo della Lega Nord a Palazzo Pirelli, Fabio Rolfi, ha presentato un’interrogazione al presidente Maroni che verrà trattata martedì per chiedere di vietare il burqa negli ospedali e nelle strutture pubbliche lombarde.

Se la linea dalle due parti del confine sembra tracciata, almeno tra le forze politiche di centrodestra, la vita dei divieti sembra tutt’altro che semplice: se a Varese ancora si aspetta il via libera del rappresentante del Governo, a cui compete analizzare ordinanze che riguardano la sicurezza, a Berna la presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga, ha già fatto sapere di non considerare opportuni simili divieti poiché così si rischia di discriminare le musulmane che decidono di portare il velo. Un timore che il sindaco di Varese Fontana non nutre: «Viviamo in uno stato laico - dice - la sicurezza dei cittadini viene prima».