Gorla Minore, l'omicidio di Angelo Canavesi sette anni dopo: ancora nessun colpevole

Il benzinaio fu freddato da un rapinatore nella sua stazione di servizio la mattina del 22 febbraio del 2010

Carabinieri sul luogo del delitto

Carabinieri sul luogo del delitto

Gorla Minore (Varese), 22 febbraio 2017 - Pochi istanti per strappare una vita, instanti che hanno cambiato per sempre l’esistenza di una famiglia. Sono trascorsi sette anni dall’omicidio del benzinaio Angelo Canavesi, vittima di una rapina sfociata nel sangue a Gorla Minore, la mattina del 22 febbraio 2010.

Le indagini hanno seguito diverse piste, senza mai arrivare a una svolta. E la famiglia, a distanza di anni, non ha mai smesso di sperare di «ottenere giustizia». Erano le 7.40 di una fredda e piovosa mattinata di febbraio. Angelo Canavesi, 68 anni, ha aperto da poco la sua stazione di servizio a Prospiano, poco lontano dalla sua casa. Sta riponendo nel gabbiotto il denaro appena prelevato dal distributore automatico, circa mille euro incassati nel fine settimana, quando si trova davanti un uomo armato di pistola. Forse Angelo cerca di resistere al tentativo di rapina o, come ha sostenuto la moglie nei giorni successivi, riconosce il malvivente. Il rapinatore spara. E Canavesi rimane a terra, colpito all’addome. Un dramma che si consuma in pochi istanti.

Il figlio del benzinaio, che stava arrivando sul posto di lavoro, intravede un’auto allontanarsi a gran velocità. Era la Ford Fiesta rossa della vittima, utilizzata dall’assassino per fuggire e abbandonata nelle ore successive in un parcheggio a Olgiate Olona, ad alcuni chilometri di distanza. Una volta raggiunta la stazione di servizio il figlio trova Angelo riverso a terra, agonizzante, in una pozza di sangue. Morirà dopo pochi minuti, sotto i suoi occhi. L’omicidio di Angelo Canavesi provocò allarme sociale, in un periodo segnato da rapine violente ai danni di commercianti in diverse zone d’Italia.

Il funerale a Gorla Minore, al quale parteciparono centinaia di persone, che si strinsero alla famiglia, fu anche l’occasione per lanciare un appello per la sicurezza. Fu proposta una legge per rendere obbligatorie le telecamere di videosorveglianza nelle stazioni di servizio, con i costi a carico delle compagnie petrolifere, poi rimasta nel cassetto. Sul fronte delle indagini, condotte dai carabinieri coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, fu avviata un’imponente caccia all’uomo in tutto il Nord Italia. Pochi, però, gli elementi utili per rintracciare il rapinatore, che forse godeva dell’appoggio di complici. Nessuna immagine o testimonianza utile per tracciare un identikit, nessuna traccia lasciata sul luogo del delitto.

Le indaghini si concentrarono, in primo luogo, sulla criminalità locale, senza però arrivare a una svolta. E il responsabile dell’omicidio è rimasto, a distanza di sette anni, ancora senza un volto. Resta il ricordo di «un uomo buono e generoso», dedito al lavoro e alla famiglia. Una passione per il ciclismo ereditata dal padre, Severino, che negli anni ’40 era stato campione di ciclocross. Negli anni successivi all’omicidio, in memoria di Angelo Canavesi fu anche organizzata una corsa nella Valle Olona.

Sabato scorso la famiglia ha ricordato il benzinaio con una messa di suffragio, a Gorla Minore. La comunità si è stretta, ancora una volta, attorno ai figli e alla moglie, Angela. Il tempo trascorso non ha spento il desiderio di avere giustizia, e la rabbia dovuta alla consapevolezza che l’assassino è ancora a piede libero.