Bimbo morto dopo cura omeopatica, il medico fu adepto di una setta mistica

Massimiliano Mecozzi, il medico omeopata finito sotto inchiesta per la morte del piccolo Francesco, nel 2000 aderì al gruppo mistico Roveto Ardente

Massimiliano Mecozzi

Massimiliano Mecozzi

Varese, 29 maggio 2017 - Un professionista attento, disponibile, scrupoloso. Così i pazienti descrivono Massimiliano Mecozzi, 55 anni, il medico omeopata finito sotto inchiesta per la morte del piccolo Francesco, 7 anni. Ma anche il dottor Mecozzi ebbe un momento di crisi professionale, in cui abbandonò tutto e tutti, senza alcuna spiegazione. Fu quando, nei primi anni del 2000, decise di lasciare la professione per unirsi a un gruppo mistico chiamato Roveto Ardente, che aveva fondato una comunità religiosa a Varese, con accenti mistici al limite dell’esoterismo, e un approccio fondamentalista sia al mondo esterno (vietate tutte le relazioni al di fuori della comunità) sia al testo biblico. Mecozzi vi trascorse circa quattro anni, senza pensare più alla professione medica, ma lavorando come magazziniere alle dipendenze di una catena della grande distribuzione.

Non fu il solo ad abbracciare la nuova filosofia di vita: vi aderirono diverse persone (la comunità arrivò ad avere 50 abitanti). La leader carismatica dell’associazione era originaria di Pesaro e all’associazione aveva dato il suo contributo un sacerdote dell’entroterra fanese. Sull’attività di Roveto Ardente si accesero i riflettori allorché i familiari di alcuni membri della comunità confidarono i loro timori alla polizia. Le indagini portarono all’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, ma fu tutto archiviato nel 2010. Ben prima, nel 2005, la morte della fondatrice dell’associazione, che guidava la comunità accanto al marito e alle due figlie, aveva già affievolito il fervore degli adepti, che pian piano si ripresero le proprie vite. Tra questi, il dottor Mecozzi, che tornò alla professione medica, abbracciando l’omeopatia.