Cambio valuta con soldi falsi: arrestati 15 rom, sequestrati beni per 725mila euro

Busto Arsizio, sono accusati di associazione a delinquere 'transnazionale' finalizzata al furto aggravato

Banconote false sequestrate dai finanzieri

Banconote false sequestrate dai finanzieri

Busto Arsizio (Varese), 19 settembre 2017 - Maxi operazione della Finanza nel Basso Varesotto. Dalle prime ore dell'alba decine di finanzieri del gruppo di Busto Arsizio stanno dando esecuzione a 15 ordinanze di custodia cautelare (4 in carcere e 11 ai domiciliari), nonché al sequestro di beni per un valore di 725mila euro, per il reato di associazione a delinquere 'transnazionale' finalizzata al furto aggravato, nei confronti di altrettante persone tutte di etnia rom. L'operazione "la Stangata" vede indagate complessivamente 26 persone. Le operazioni sono coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, dal dottor Luigi Fontana e dal sostituto procuratore Nadia Alessandra Calcaterra.

Tra gli arrestati figurano anche il padre e i due fratellli di Remi Nikolic, il ragazzo che cinque anni fa investì e uccise a Milano, con un'auto rubata, l'agente della polizia locale Niccolò Savarino. Lo scorso luglio il Tribunale per i minorenni di Milano aveva concesso a Nikolic il regime di semilibertà con affidamento ai servizi sociali, dopo che aveva trascorso cinque anni in carcere, con una decisione che aveva suscitato polemiche. 

I finanzieri bustocchi, a seguito di una complessa attività di polizia giudiziaria intrapresa nel 2015, hanno individuato nei comuni di Busto Arsizio, Castellanza e Lonate Pozzolo alcuni soggetti di etnia rom che evidenziavano gravi indizi di reato contro il patrimonio. Infatti, a seguito di mirati accertamenti, è stata riscontrata una notevole sproporzione tra il tenore di vita sostenuto e le dichiarazioni dei redditi presentate, spesso pari a zero. Inoltre, a seguito di un mirato controllo del territorio, è stata accertata una notevole capacità contributiva in capo a tali soggetti, che ostentavano lussuose autovetture di grossa cilindrata, utilizzavano banconote di grosso taglio e soprattutto soggiornavano in ville prestigiose. Informata dei fatti la procura della Repubblica di Busto Arsizio, il pm ha delegato una serie di indagini al termine delle quali è stata individuata un’associazione a delinquere “transnazionale” finalizzata al furto aggravato.

In particolare, il sodalizio criminoso era dedito alla consumazione di reati contro il patrimonio (furti), collegati a operazioni fraudolente di cambio valuta, realizzati in più Stati attraverso la consegna di banconote contraffatte a fronte della sottrazione fraudolenta del danaro regolare. I reati contestati sono collegati sostanzialmente a un’attività di “cambio valuta fraudolenta”, ossia un sistema informale di trasferimento di valori denominata "Hawala" (in arabo “trasferimento”), basato su una rete di mediatori tramite i quali i capitali vengono esportati, da uno Stato all’altro, garantendo in tal modo l’anonimato delle parti, e sottraendo la transazione finanziaria effettuata a qualsiasi tracciabilità. In tal modo i sodali - offrendo alle vittime, solitamente stranieri interessati a operazioni attive di trasferimento internazionale di fondi, euro in cambio di moneta estera, a un tasso di conversione favorevole - sottraevano alle vittime cospicue somme di denaro.

Per carpire la fiducia dei “clienti”, e perpetrare le proprie frodi, gli indagati erano soliti riceverli in sale meeting all’interno di alberghi di lusso, utilizzando arredamenti con doppio fondo e banconote false, dove inizialmente mostravano banconote autentiche, per poi sostituirle con quelle false al momento della consegna effettiva al cliente. Durante alcuni servizi di osservazione svolti dai finanzieri, gli indagati sono stati notati indossare lussuosi vestiti, travestendosi anche da sceicchi, utilizzando spesso immobili lussuosi, presi in affitto, e dagli stessi definiti “castelli” per evidenziarne la sontuosità. Successivamente al cambio valuta, effettuato prevalentemente con banconote false, salutavano il cliente e dopo pochi metri si davano alla fuga confidando nel fatto che quest’ultimo si sarebbe accorto della sottrazione quando ormai il denaro “buono” era al sicuro.