Somma Lombardo (Varese), 23 aprile 2014 - «Nostra madre è innocente» ripetono i figli di Melina Aita, Vito, Andrea e Antonella Faraci. La donna, 64 anni, è rinchiusa nel carcere di Monza con l’accusa di omicidio volontario. Avrebbe ucciso il marito Antonino Faraci, 72 anni, invalido, nella villetta in via Briante 199 a Somma Lombardo e poi inscenato la rapina mettendo a soqquadro la casa per depistare le indagini. Già provati dal dolore per la tragica morte dell’anziano padre, dal momento dell’arresto della madre, avvenuto all’alba di sabato 19 aprile, dopo una settimana di indagini dei Carabinieri di Gallarate, i familiari si trovano a confrontarsi con quest’altro dramma, colpiti negli affetti più cari in modo devastante. I figli respingono la ricostruzione degli inquirenti che sulla base di elementi importanti ha portato all’arresto della loro madre.«E’ innocente - ribadisce il figlio Vito - erano sposati da 45 anni, da vent’anni lo curava,e dopo vent’anni una si sveglia e lo uccide?».

E’ come se di colpo fossero finiti in un incubo, il padre, ammazzato con efferatezza, la madre in carcere con l’accusa più terribile, quella di essere l’omicida. Una coppia, insieme da 45 anni, una coppia che aveva condiviso anche il lavoro, nella piccola azienda tessile a Fagnano Olona, poi la malattia di Antonino, l’ictus che aveva compromesso in parte i movimenti, ma Melina gli era sempre accanto. Antonino d’altra parte aveva superato l’handicap, si muoveva in auto, e come ripetono i familiari «era una persona serena, non faceva affatto pesare la sua situazione».

Una coppia di anziani come tanti, una coppia normale lo ripetono anche i residenti in via Briante, che non riescono ancora a credere che Melina Aita possa aver ucciso il marito. «Non abbiamo mai sentito un litigio – dicono alcuni vicini – per noi erano una coppia serena, tranquilla. Certo che sconvolge quanto accaduto, e c’è da chiedersi se è stata lei perché l’ha fatto visto che per quanto potevamo vedere erano una coppia tranquilla». Dopo la scoperta dell’omicidio a Somma Lombardo in un primo momento si era creduto si fosse trattato di una rapina finita nel sangue e soprattutto in via Briante si era levata da parte dei residenti la richiesta di maggiore sicurezza.

Il sindaco Guido Colombo aveva subito invitato ad evitare ogni allarmismo, ora dopo la svolta delle indagini dice: «Fin dall’inizio ho sostenuto che l’episodio era gravissimo e andava valutato in sé, lasciando lavorare gli inquirenti. Ho letto purtroppo troppi commenti di cittadini che parlavano di Somma come di una città insicura, non è affatto così, non c’è allarme sicurezza. Anzi colgo l’occasione per ringraziare la compagnia dei Carabinieri di Gallarate e la locale stazione per il lavoro svolto».