di Rosella Formenti

Saronno, 5 agosto 2013 - Un biglietto bianco, una sola parola scritta - «Perché» - seguita da due punti di domanda. In questo interrogativo accompagnato a un mazzo di rose bianche che una mano anonima ha lasciato ieri mattina davanti al negozio «Il dono di Tiffany» di Maria Angela Granomelli c’è tutto lo sgomento di una città, colpita al cuore dal delitto di corso Italia. La titolare della gioielleria è stata uccisa con brutalità nel pomeriggio di sabato. Una donna cortese, gentile, affabile, così la descrivono le tante persone che a Saronno la conoscevano.

È domenica mattina, la gente passeggia per il centro. Dopo la messa il caffè al bar, le chiacchiere tra amici. Ma questa prima domenica d’agosto non può essere come le altre perché è macchiata di sangue: ancora non si riesce a credere che Maria Angela sia stata assassinata. Davanti al negozio la gente passa, si ferma. Qualcuno fa il segno della croce. Arriva un’amica, Emma Verdelli: è sconvolta. «Ho saputo dell’omicidio stamattina - racconta davanti al negozio in corso Italia -. Al momento pensavo di aver capito male, poi mi ha chiamato un amico e purtroppo ho avuto la conferma. Terribile».

Emma è uscita subito di casa e si è precipitata in corso Italia. «Terribile, terribile», ripete. «Ci siamo viste l’altro giorno. Siamo andate a bere il caffè come facevamo spesso. Era appena tornata dalle vacanze al mare, aveva riaperto il negozio, un lavoro che teneva per passione anche se ultimamente ogni tanto mi confidava di voler smettere».

L’amica ha un nodo in gola. «Sono sconvolta, Mariangela era una persona buona, gentile, generosa. Nessuno poteva volerle male». Un’altra amica si ferma davanti al negozio: «Ci conoscevamo da diversi anni - ricorda - fino a qualche tempo fa a farle compagnia aveva il suo cagnolino a cui voleva un gran bene. Me la vedo davanti agli occhi in negozio con in braccio il cane. Era felice, spesso mi raccontava dei nipotini».

Il sindaco Luciano Porro ha voluto esprimere la propria vicinanza alla famiglia. «Siamo increduli e sgomenti: si sta perdendo la sacralità della vita umana - dichiara il primo cittadino - e purtroppo questi gravissimi fatti ce lo confermano». Ieri, durante le messe festive, i sacerdoti hanno invitato a pregare per la vittima e la sua famiglia. Una morte di fronte alla quale c’è una sola domanda che attende risposta, scritta sul biglietto anonimo accanto al mazzo di rose bianche: «Perché?».

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