Varese, 12 settembre 2012 - Nuovo colpo alla crimianlità organizzata in Lombardia. I carabinieri di Varese hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare per traffico internazionale di armi e di stupefacenti, sgominando una presunta organizzazione legata alla cosca ‘ndranghetista dei Ferrazzo. In carcere anche Eugenio Ferrazzo, figlio del boss Felice.

Il provvedimento è stato emesso dal gip di Milano Donatella Banci Buonamici, su richiesta del pm della Dda Mario Venditti, e ha permesso di individuare un’organizzazione che importava dalla Svizzera ingenti quantita’ di droga e armi.   In particolare, 4 arresti sono stati eseguiti in flagranza: uno per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, uno per detenzione di munizionamento da guerra e due detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. A finire in manette, oltre ad Eugenio Ferazzo, Francesco Scicchitano, 63enne di Pianopoli (Catanzaro); Antonino Amato, 63enne catanese residente a Gerenzano (Varese); Mirko De Notaris, 36enne di Vasto (Chieti); Salvatore Ferrigno, 49enne di origini catanesi residente a Uboldo (Varese); Cristian Margiotta, 32enne milanese; Alfio Privitera, 54enne catanese residente a Lozza (Varese); Donato Santo, 27enne residente a Jesolo (Verona).Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno anche sequestrato due pistole mitragliatrici, una pistola semiautomatica, un revolver con circa 500 munizioni di vario calibro e 200 grammi circa di hascisc.


Diversi gli episodi criminosi documentati nel corso delle complesse indagini - condotte anche in collaborazione con la Polizia Federale Elvetica - rese particolarmente difficoltose dall’articolato linguaggio criptico utilizzato dagli indagati. Infatti, nel corso delle attività, èemerso costantemente il riferimento - in tema di armi - alla compravendita di “motorini” e “marmitte”, mentre in materia di stupefacenti l’argomento veniva camuffato parlando di “litri d’olio” o di “donne”. 

L'INDAGINE - Le indagini sono partite dall’arresto di De Notaris, avvenuto nel gennaio 2010. L’uomo, nel corso di un servizio di osservazione e pedinamento dei Carabinieri di Varese a Castelnuovo Scrivia (Alessandria), non si fermò all’alt e tentò di investire un maresciallo della Compagnia Carabinieri di Tortona . A seguito di quei fatti, in un vecchio cascinale di Sale (Alessandria), posto a poche centinaia di metri dall’abitazione di Scicchitano, furono trovate all’interno di un borsone una pistola mitragliatrice di fabbricazione israeliana Uzi, cal. 9x21 mm, con silenziatore applicato; una pistola mitragliatrice di fabbricazione italiana Franchi, cal. 9x21 mm, con matricola abrasa; una pistola semiautomatica di fabbricazione russa Tokarev cal. 7,65 mm; un revolver di fabbricazione spagnola “LlamaLAMA”, cal. 38 special; 400 munizioni di vario calibro e 4 passamontagna, su uno dei quali venne trovato - tra gli altri - il Dna di De Notaris.

Tra gli indagati, Scicchitano è emerso come figura cardine, non solo perché persona GIà noto agli investigatori di Varese ma soprattutto per il ruolo di intermediario tra il canale svizzero d’importazione delle armi e i vari acquirenti, tra i quali, oltre ad Amato, Privitera e Ferrigno, ricostruiscono i Carabinieri, c’era Eugenio Ferrazzo, giunto “in trasferta” dall’Abruzzo - dove nel frattempo aveva spostato i suoi interessi criminali- unitamente a De Notaris per acquistare una partita di armi, poi saltata per i fatti del 9 gennaio 2010 di Castelnuovo Scrivia (AL).


Al riguardo, anche alla luce delle circostanze che hanno portato all’arresto di Felice Ferrazzo il 22 luglio 2011 a Termoli - allorquando, all’interno di una vettura custodita in un garage a lui riconducibile, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale costituito da circa 50 armi di varia natura - sono in corso verifiche al fine di accertare se le armi provenienti dalla Svizzera e destinate a Eugenio Ferrazzo fossero in realta’ necessarie ad armare la cosca madre, da anni impegnata in un sanguinoso conflitto con il collaterale sodalizio capeggiato da Mario Donato Ferrazzo a seguito della ‘’scissione’’ avvenuta nel 1996.


La particolare violenza della cruenta ‘’faida’’ in atto da anni, è ulteriormente testimoniata dal tentativo di omicidio avvenuto nell’estate del 2000 nella localita’ “Campizzi” di Mesoraca (KR), quando Felice e Eugenio Ferrazzo furono raggiunti da una serie di colpi d’arma da fuoco, salvandosi miracolosamente grazie alla blindatura del veicolo.