Lavena Ponte Tresa, 1 settembre 2012 - L’«invasione» dei frontalieri non conosce crisi. Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica, infatti, nei primi sei mesi dell’anno sono stati ben 54.586 i lavoratori italiani impiegati in Canton Ticino. Un aumento considerevole (1.200 unità) rispetto al 2011, un segno positivo che va a confermare il trend degli ultimi anni, caratterizzati da un vero e proprio «esodo» oltre confine. Inoltre, va detto che circa il 40% dei frontalieri «ticinesi» risiede nel Varesotto, terra di frontiera alla quale molte imprese elvetiche attingono per il miglior rapporto qualità-prezzo che caratterizza i lavoratori italiani rispetto a quelli autoctoni.

Ed è proprio questo uno dei grandi temi motivo di discussione oltre confine, con alcuni movimenti politici del Cantone che vorrebbero adottare misure restrittive in merito al cosiddetto dumping salariale e - di conseguenza - all’impiego dei frontalieri nelle imprese locali. «Siamo alle solite - commenta Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa nonché presidente dell’associazione che riunisce i Comuni italiani confinanti con la Svizzera -. Dire che i frontalieri portano via lavoro ai ticinesi è vero solo in minima parte: adottando infatti misure contro il dumping salariale, che sinceramente auspichiamo anche noi, gli italiani resterebbero ugualmente in Svizzera».

Tra i settori più gettonati - continua Roncoroni - «spiccano quelli impiegatizio, delle nuove tecnologie e della meccanica di precisione, mentre sono in calo l’edilizia e la semplice manodopera. Gli svizzeri si alterano per il fatto che in alcuni comparti, come ad esempio l’informatica, siano quasi più numerosi i lavoratori italiani che quelli “indigeni’’, ma qui si tratta del mercato del lavoro in generale: il frontalierato, in questo caso, c’entra poco o nulla».

Quanto all’aumento del numero dei lavoratori italiani oltre confine, a Roncoroni preme precisare che «tale statistica si basa sul numero dei permessi rilasciati, i quali hanno scadenza quinquennale. In sostanza, non è detto che nell’anno in corso siano girati 1.200 frontalieri in più, perché questa cifra include sicuramente tanti italiani messi sotto contratto negli anni precedenti ma che nel 2012 non hanno lavorato in Ticino: per avere un dato più preciso si dovrà attendere il flusso degli stipendi di fine anno. Ad ogni modo, bisogna segnalare che la disoccupazione dei ticinesi è calata dell’1%, e quindi un eventuale boom di frontalieri andrà inserito in questo contesto». Alla faccia della crisi.