Ferno, 1 Giugno 2012 – La Polizia di Gallarate, su ordine di custodia cautelare del Gip, ha arrestato un
28enne marocchino residente a Ferno, per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali nei confronti della moglie
, connazionale di ventitré anni. La misura cautelare èstata richiesta dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra, sulla base della ricostruzione della situazione fatta dai poliziotti.

Gli agenti hanno infatti raccolto la denuncia della donna, stanca delle continue vessazioni, che pochi giorni prima si era dovuta rivolgere al Pronto Soccorso gallaratese per farsi medicare.
Per sottoporsi alla visita medica era ricorsa ad un sotterfugio, dicendo all’aggressivo marito di dover fare alcune commissioni familiari: solo così aveva superato il rigido divieto impostole di non riferire a nessuno delle violenze subite.

I medici del Pronto Soccorso le hanno riscontrato lesioni giudicate guaribili in quindici giorni, provocate da percosse inferte con corpi contundenti.
Spinta dal bisogno di cure, la donna aveva sì superato la paura delle ritorsioni del marito, ma non ancora pienamente acquistato la fiducia necessaria a raccontare il proprio calvario; è stato dunque risolutivo l’intervento degli agenti, contattati dai sanitari, che hanno pazientemente tranquillizzato la donna che, alla fine ha raccontato di subire maltrattamenti fisici e morali fin dal suo arrivo in Italia presso il marito, perfino durante la gravidanza del figlio, che oggi ha nove mesi.

In quei nove mesi in cui teneva in grembo il bimbo, l’uomo l’ha violentemente percossa con una livella da muratore di cui porta ancora i segni sul corpo. La donna ha preso un sacco di botte e, sempre, il marito, spesso ubriaco e a volte anche drogato, le ha imposto di non farsi curare per evitare che quel calvario venisse
conosciuto fuori dalle mura domestiche. Inoltre il marocchino vietava alla donna di uscire di casa senza autorizzazione e di avere rapporti personali con persone non appartenenti alla famiglia, formata peraltro dai parenti del marito e dunque con lui solidali nel quadro delle violenze familiari.

La poveretta è stata sottoposta a una sequela continua di ingiurie oltre alle minacce di portarle via il bambino e di rimandarla nella famiglia di origine in Marocco in una sorta di ripudio. Alla fine però le botte sono state troppe e la poverina è andata in ospedale. La donna ora ha trovato asilo in una struttura protetta, mentre per il marito violento si sono aperte le porte del carcere.

di Graziella Leporati