Varese, 16 giugno 2011 - Quattro anni con un marchio infamante cucito addosso. Ora il calvario di un insegnante di scuola media di 55 anni si è concluso con l’assoluzione con formula piena dalla pesante accusa di molestie sessuali nei confronti di minorenni. Fondamentale si è rivelata anche una consulenza tecnica di parte in cui una specialista ha analizzato in profondità il fenomeno della «maldicenza», individuando il caso del professore finito a processo nel Varesotto come un esempio tipico di persona vittima di dicerie.

La sentenza è stata pronunciata ieri in tribunale a Varese dal collegio presieduto dal giudice Orazio Muscato, a conclusione di un processo durato poco meno di un anno. L’accusa, oggi sostenuta da un pm differente, aveva chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. Soddisfatti i difensori del docente, gli avvocati Andrea Boni e Irene Visconti, a fronte di un giudizio che leva ogni ombra dal profilo del loro assistito, visto che, secondo il tribunale, ogni accusa è caduta perché il fatto non sussiste. «Si è chiusa una vicenda molto pesante per il nostro assistito - spiega l’avvocato Visconti - una persona sposata con figli che ha dovuto convivere per un lungo periodo con addosso la spada di Damocle di un’accusa tanto grave».

Decisive, ai fini della sentenza, sono state anche le testimonianze raccolte in incidente probatorio di alcuni colleghi del professore, che ne hanno ribadito l’irreprensibilità nei comportamenti, così come quelle di alcuni compagni dei ragazzini autori delle denunce. Questi non solo hanno negato di essere mai stati oggetto di attenzioni particolari, ma hanno anche raccontato di non aver mai visto l’insegnante avvicinarsi ai loro amici con intenzioni equivoche. E poi c’è stata appunto la consulenza tecnica di parte voluta dalla difesa che ha analizzato il fenomeno della maldicenza, facendone - si tratta di una delle prime volte in Italia - il perno di una richiesta assolutoria. Si è insomma sostenuto come in alcuni casi, tra cui appunto quello oggetto del procedimento penale dinanzi al tribunale di Varese, una voce germogliata non si sa come, forse anche per atteggiamenti finiti per essere equivocati, si possa moltiplicare nell’ambito di una comunità ristretta fino a determinare l’assegnazione di una accusa a una persona del tutto innocente, «soltanto una vittima dunque delle dicerie».

L'indagine era stata avviata dopo le denunce di alcuni allievi di una scuola media dell’Alto Varesotto dove il docente ha continuato a insegnare, senza mai subire alcun provvedimento disciplinare. Ora la sentenza restituisce all’uomo piena innocenza e dignità, quella che lui non aveva ovviamente mai messo in dubbio tanto da continuare a svolgere con serenità il proprio lavoro.