Stipendi svizzeri, vita da schiavi: 17 operai vivevano nel dormitorio abusivo di Germignaga

Dalla Basilicata al Varesotto, trovati in un metro e mezzo d’acqua in seguito al maltempo di Paolo Candeloro

Le brande dove dormivano i 17 operai (Newpress)

Le brande dove dormivano i 17 operai (Newpress)

Germignaga (Varese), 9 novembre 2014 - Una storia incredibile, che riporta agli anni del Dopoguerra, quando la crisi del mercato del lavoro evidenziava fatti di quotidiana drammaticità. Perché accettare di vivere per mesi in condizioni estreme, all’interno di un capannone fatiscente condiviso con altre 16 persone, mostra in maniera evidente sino a che punto ci si può spingere pur di portare a casa uno stipendio. Che, nel caso dei lavoratori trovati a Germignaga, vicino a Luino, immersi in un metro e mezzo d’acqua in seguito alle forti pioggie abbattutesi nei giorni scorsi nel Varesotto, non doveva essere nemmeno così risicato: si stima potessero guadagnare sino a 3.000 franchi svizzeri al mese (circa 2.500 euro). Reclutati in Basilicata da un imprenditore edile operante in Canton Ticino, avevano fatto i bagagli per trasferirsi nell’Alto Varesotto, nei pressi del confine di Stato.

Si tratta di un gruppo di 17 persone (12 italiani, tre romeni, un polacco e uno svizzero) che risiedevano abusivamente in un capannone sporco, con un bagno solo e senza elettricità. Quasi tutti lavoravano come operai nelle aziende di proprietà dell’industriale lucano: da mattina a sera in Ticino prima di far ritorno in quello stabile che si pensava abbandonato. Poi, il maltempo dei giorni scorsi e l’intervento di Polizia, Guardia di finanza e Vigili del fuoco, che anziché trovarsi davanti a una famiglia in difficoltà hanno scoperto la triste e disperata realtà. A rischio annegamento e ipotermia, il gruppo ha preferito non chiedere aiuto, probabilmente per paura di perdere il lavoro. Nero, nel caso di una 53enne italiana, che ha ammesso di svolgere un’attività di pulizie all’interno del capannone occupato abusivamente, ma le forze dell’ordine sospettano che anche gli operai fossero irregolari nonché vittime di una vera e propria attività di caporalato.

L’imprenditore si sarebbe giustificato richiamando gli effetti devastanti della crisi, mentre nel corso delle ispezioni effettuate nello stabile – per il quale il sindaco di Germignaga, Marco Fazio, ha emesso ordinanza di sgombero – sono stati trovati giocattoli e vestiti per bambini. Possibile, dunque, che in alcuni periodi anche le famiglie dei lavoratori vivessero in quella struttura: un particolare che fa ancor più riflettere.

paolo.candeloro@ilgiorno.net