Emozione al Sacro Monte, quella figura di Paolo VI ravvivata da don Macchi

Grande emozione anche nel Varesotto per la beatificazione di Paolo VI, un pontefice molto vicino al territorio, nel quale si recò spesso in visita sia da arcivescovo di Milano sia da capo della Chiesa cattolica, attratto in particolar modo dalla bellezza spirituale del Sacro Monte, dove dal 1980 al 1988 fu arciprete il suo segretario, monsignor Pasquale Macchi

 Paolo VI insieme a monsignor Pasquale Macchi (Newpress)

Paolo VI insieme a monsignor Pasquale Macchi (Newpress)

Varese, 19 ottobre 2014 - Grande emozione anche nel Varesotto per la beatificazione di Paolo VI, un pontefice molto vicino al territorio, nel quale si recò spesso in visita sia da arcivescovo di Milano sia da capo della Chiesa cattolica, attratto in particolar modo dalla bellezza spirituale del Sacro Monte, dove dal 1980 al 1988 fu arciprete il suo segretario, monsignor Pasquale Macchi. Papa Montini era molto legato anche al monastero delle Romite ambrosiane: «Continuate a conservare il rito antichissimo del grande Sant’Ambrogio, bellissimo e che vi dà il diritto a portare il nome di Romite ambrosiane», aveva detto loro nel 1961, allora arcivescovo di Milano, durante una visita pastorale.

E poi ancora, pochi mesi prima di morire (in occasione del quinto centenario della morte della beata Caterina), Paolo VI scrisse una lettera nella quale si parla di «cittadella dello spirito» in riferimento al Sacro Monte, un luogo speciale «dove alla pace e al silenzio mirabilmente si accordano la lode perenne dell’Altissimo, l’apostolato in molteplici forme, la diffusione della fede e le virtù attive del lavoro». E il Sacro Monte risultò fondamentale anche nella causa di beatificazione di Montini, come venne confermato nel corso di un convegno tenutosi cinque anni fa in Villa Cagnola a Gazzada, dove ha sede la Fondazione Paolo VI. Proprio a papa Montini è stata dedicata la collezione inaugurata il 20 settembre scorso alla prima Cappella. Si tratta di una mostra riguardante oggetti, arredi sacri, quadri, monete, sculture e abiti liturgici che monsignor Pasquale Macchi lasciò alla fondazione poco prima della sua morte, avvenuta nel 2006.  Il centro espositivo ha dunque proseguito, idealmente e concretamente, la volontà del religioso varesino, che - profondamente legato al borgo mariano - si adoperò in prima persona per la costituzione della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte, la cui nascita risale al 1986. L’istituzione ha «lo scopo di promuovere e attuare ogni e qualsiasi iniziativa tendente, sia direttamente che indirettamente, alla valorizzazione religiosa, spirituale, umana, morale, artistica, culturale e sociale del Sacro Monte di Varese secondo gli insegnamenti della Chiesa cattolica, di cui Sua Santità Paolo VI è stato costante e illuminato assertore». Basta questo a sottolineare il legame a doppio filo tra papa Montini e i fedeli varesini, che oggi - a San Pietro o davanti alla tv - si emozioneranno per la cerimonia di beatificazione del «loro» pontefice. Nell’attesa di ricordare tra qualche giorno, il 2 novembre, i trent’anni dalla visita al Sacro Monte di Giovanni Paolo II, che salì pellegrino lungo il Viale delle Cappelle fino al santuario.