Martedì 16 Aprile 2024

Condannato truffatore seriale: riuscì a raggirare anche intere famiglie

A finire nei guai un 42enne di origini pugliesi residente a Berbenno, noto in provincia di Sondrio per le truffe messe a segno in questi anni ai danni di diversi valtellinesi di Susanna Zambon

Una truffa (foto Scardovi)

Una truffa (foto Scardovi).

Sondrio, 28 novembre 2014 - E' stato condannato in rito abbreviato a quattro anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di 2mila euro di multa R.C., 42enne di origini pugliesi residente a Berbenno, noto in provincia di Sondrio per le truffe messe a segno in questi anni ai danni di diversi valtellinesi. I fatti contestati in tribunale si sono verificati  dal mese di luglio del 2012 al giugno del 2013. La prima vittima fu un uomo disoccupato e in situazione di difficoltà economica, a cui promise un lavoro presso una ditta inesistente millantando l'amicizia con il responsabile dell'azienda che, a suo dire, operava nel settore dei medicinali. In cambio del lavoro si fece consegnare 400 euro, un computer e due sim card che utilizzò spendendo circa 1.300 euro.

E non si fermò qui. Riuscì a raggirare anche la moglie dell'uomo: a lei, in attesa di un bambino, raccontò di avere un amico che era rappresentante della Chicco e di poterle far acquistare articoli per l'infanzia a buon mercato. Così, la donna gli diede 190 euro, ma non vide mai i prodotti che aveva ordinato. Poi convinse l'uomo a investire 6mila euro in borsa e si fece anche consegnare altri 2mila euro che, a suo dire, sarebbero serviti per acquistare beni provenienti dalle aste fallimentari a prezzi particolarmente vantaggiosi visto che conosceva un inesistente “pezzo grosso” del Tribunale di Bergamo.

Tutto questo fino a ottobre del 2012, e nel gennaio dell'anno successivo tornò alla carica, e la truffa messa in atto da R.C. andò a toccare anche argomenti particolarmente delicati. I due coniugi, infatti, avevano perso provvisoriamente l'affidamento del figlioletto e il 42enne promise loro di essere in grado, grazie alla conoscenza dello stesso “pezzo grosso” del Tribunale di Bergamo e di un avvocato che si è rivelato esistente ma estraneo alla vicenda, di presentare ricorso contro il decreto provvisorio del Tribunale di Milano. In cambio, ovviamente, voleva soldi, e in tutto si intascò oltre 8mila euro.

Poi cominciarono le minacce per evitare che marito e moglie lo denunciassero e li costrinse, ancora, a versare altri soldi per la pratica del figlioletto. Nella rete di Carelli finì anche un altro uomo, titolare di una società brianzola, da cui si fece dare una bicicletta del valore di quasi 5mila euro oltre a 1.600 euro per avviare un progetto per la commercializzazione e la promozione di biciclette a pedalata assistita. Il 42enne pugliese dovrà risarcire tutte le parti civili: la somma sarà decisa in altra sede, ma è già stata fissata una provvisionale di 10mila euro ciascuno.