Treni "frenati" per far salire lo stipendio dei macchinisti? L’ad di Trenord: tante cause di ritardi. Però via ogni alibi

Cinzia Farisè: una clausola da cambiare. Il portavoce del comitato pendolari InOrario: "Che la norma ci sia nel contratto dei macchinisti di Trenord è vero, ma che qualcuno l’abbia fatto spero di no" di Daniele Rescaglio

Una serata da pendolari  alle prese col treno che non c’è

Una serata da pendolari alle prese col treno che non c’è

Cremona, 28 febbraio 2015 - Treni in ritardo per far salire lo stipendio dei macchinisti? «Che la norma ci sia nel contratto dei macchinisti di Trenord è vero, ma che qualcuno l’abbia fatto spero di no. La stragrande maggioranza è gente che ci mette molto nel lavoro, poi è logico che se hai a che fare con treni che non vanno è un altro discorso». Matteo Casoni, portavoce del comitato InOrario che raccoglie i pendolari della Mantova- Cremona-Milano è piuttosto scettico sulla questione dei treni “frenati” dagli stessi macchinisti. «Quello che penso che andrebbe fatta è una indagine a fondo sulle situazioni borderline, per verificare se c’è stato un problema di linea o volontario» continua Casoni. La denuncia, anonima, è arrivata qualche giorno fa verosimilmente da dipendenti di Trenord che lavorano sulla Mantova-Milano, una delle peggiori tratte della Lombardia per i ritardi e disagi più volte denunciati dai pendolari. Il tutto sarebbe frutto di un “baco” presente nel contratto dei macchinisti che va ad incrementare le indennità in base alle ore passate alla guida del treno, una norma su cui Trenord sta lavorando da quasi due mesi con i sindacati.

L'amministratore delegato di Trenord Cinzia Farisè è intervenuta sulla vicenda: «Riteniamo che le cause di ritardo siano altrove, ma abbiamo il dovere di rimuovere ogni alibi». Secondo la denuncia dei tre macchinisti, sulla Mantova-Cremona-Milano, ogni volta che un treno accumula 20 minuti di ritardo fa guadagnare 13 euro al macchinista. I ritardi studiati a tavolino per far crescere lo stipendio sono comunque una ipotesi prevista dal contratto: «È tecnicamente difficile mettere in pratica una cosa del genere, non esiste solo il macchinista» conferma uno dei macchinisti che vuole rimanere anonimo. Anche la politica intanto si è messa di mezzo, tanto che alcuni consiglieri regionali si stanno già interessando alla vicenda. «Apprendiamo con favore la volontà dell’a.d. di Trenord Farisè di rivedere il contratto di lavoro dei macchinisti per rimediare alla clausola che invece di premiare la puntualità incoraggia i ritardi».