Motta Visconti (Milano), 18 giugno 2014 - «Un ragazzo di compagnia, amante dello sport, disponibile e cordiale con tutti». Così gli amici più stretti descrivono Carlo Lissi, 31 anni, l’uomo che ha sterminato la propria famiglia a coltellate la sera dell’esordio dell’Italia ai Mondiali di calcio del Brasile. Un ritratto che confligge con l’immagine di uomo spietato che emerge inevitabilmente dopo la confessione-choc del massacro di Cristina Omes, 38 anni sua moglie da 6, Giulia la primogenita di 5 anni, e Gabriele, 18 mesi, il secondogenito. Quasi intimiditi dalla gravità di quello che è successo, faticano a descrivere Carlo per come lo conoscono: «Uno di noi». Per pudore e per rispetto delle famiglie parlano a stento. Nessuno vuole comparire. «Da lui nessuno si aspettava un gesto simile, né abbiamo mai avuto sentore che potesse farlo. Non sarebbe stato nostro amico se anche solo avessimo intravisto in lui qualcosa di strano».

Chi lo conosce bene e lo ha frequentato sia prima che dopo il matrimonio assicura che, anche negli ultimi tempi, era sempre lo stesso. Così come pure la coppia. Qualcuno alla fine ammette che la differenza di età tra i due si avvertiva. «All’inizio di più — dicono —, dopo no. Stavano bene insieme». Dopo le scuole dell’obbligo, in paese, Carlo Lissi ha frequentato l’istituto tecnico Bordoni di Pavia. Dopo il diploma ha quasi subito trovato impiego, svolgendo sempre lo stesso lavoro di programmatore di software alla Woters Klunell, ad Assago.

Amante dello sport, soprattutto la pallavolo. Ha giocato nella squadra di volley della CdG di Motta, la polisportiva del Centro della Gioventù dell’oratorio san Luigi. Anche dopo il matrimonio con Cristina, conosciuta all’oratorio, Carlo Lissi non ha smesso di praticare sport, tra cui il tennis. Anche il pomeriggio del venerdì precedente la tragedia è andato a giocare con un amico. Il giorno prima, invece, si è dedicato alla propria moto, preoccupandosi di procurarsi i pezzi necessari a ripararla. Comportamenti normali, i suoi, tipici di chi ha in mente tutt’altro che trucidare moglie e figli. Eppure sabato sera l’ha fatto.

«Tutti siamo a rischio se Carlo è arrivato a fare quello che ha fatto» commentano gli amici, che escludono a priori la tesi della premeditazione. La ricostruzione dei fatti, invece, dice che Lissi, con estrema freddezza e lucidità ha cercato di costruirsi un alibi e di sviare da sé i sospetti in ogni modo. Andare a vedere la partita della Nazionale con gli amici è già di per sé terribile, ma ancor più lo è il particolare del rapporto intimo con la moglie appena prima di ucciderla, per poter fornire la prova a chi poi avrebbe indagato sulla sua morte che l’amore e la passione tra loro non si erano mai sopiti.Nonostante ciò gli amici si ostinano a pensare che il loro amico abbia ucciso la moglie e due figlioletti in preda a un furore tanto improvviso quanto inspiegabile.