Mediglia (Milano), 9 aprile 2014 - Ore 6, Provinciale 159 Sordio-Bettola fra Colturano e Mediglia, chilometro 4,4. Nel buio del primo mattino un grosso faro illumina improvvisamente la scena, quasi irreale: ai bordi delle carreggiate sventolano nell’aria degli striscioni. Li reggono la mamma, lo zio, e il fratello di Alessio Farfai, il ragazzo morto in un incidente provocato da un’auto pirata. Un anno dopo la scomparsa del ragazzo, la famiglia è tornata nel punto esatto in cui il giovane ha perso la vita per rinnovare l’accorato appello che lanciarono alle autorità (anche) all’indomani della tragedia: «Mettete in sicurezza la strada della morte. Non vanificate la morte di Alessio».

La Sp 159 è tristemente nota agli abitanti del Sud Milano per l’elevato numero di incidenti stradali di cui è teatro, quasi sempre gravissimi. Scarsa illuminazione, mancanza di guard-rail e spartitraffico, assenza di dossi o rilevatori di velocità si rivelano fatali sul lungo tragitto dove le macchine sfrecciano come bolidi e i sorpassi azzardati sono la norma. Esattamente un anno fa, poco dopo l’alba, secondo le testimonianze raccolte allora, una Ford Escort lanciata ad alta velocità invadeva la corsia opposta per un sorpasso vietato. Alessio, a bordo della propria Nissan, tenta disperatamente di evitare l’impatto, ma perde il controllo della vettura e si schianta contro un Tir. Un botto tremendo, il ragazzo è morto sul colpo. Ci sono volute ore per estrarre il corpo dalle lamiere.


«L’ultimo ricordo che ho di mio fratello – racconta Michele – è legato alla telefonata che ho ricevuto dai carabinieri. Sono stato io a dare la notizia a mia madre. Non dimenticherò mai i suoi occhi».
Il tempo della rabbia è passato, ora c’è la delusione: «Devono fare di più per trovare l’assassino – dice Michele -, le indagini devono continuare in modo più capillare. Chiedo giustizia per mio fratello».

«Alessio era buono come il pane, lo amavano tutti», ricorda lo zio Luca. «Non si può morire così, mentre si va al lavoro, a soli 26 anni. L’opinione pubblica deve essere sensibilizzata. Oggi che ci sono i carabinieri con noi le macchine vanno piano». Segue con lo sguardo le vetture che passano: fra le tante spera di individuare la Ford assassina. «Dalle perizie è emerso che sia mio figlio che il camionista coinvolto nell’impatto rispettavano i limiti di velocità: sono vittime innocenti», precisa mamma Alessandra Andreotti. «Lanciamo una petizione per rendere sicura la Sp 159». Cosa direbbe al pirata se potesse guardarlo in faccia? «La mattina quando ti svegli puoi abbracciare i tuoi figli. Io per salutare il mio devo andare al cimitero».