Rozzano, 5 luglio 2013 - Colpevole. Per la Corte d’assise è stato Mirco Boscani a uccidere la sorella Loredana, 50 anni, trovata morta in casa a Rozzano pochi giorni prima di Natale, due anni fa. L’avrebbe fatto al culmine di una lite per denaro, poche centinaia di euro. Lui ha sempre negato ogni responsabilità, ma venerdì i giudici di primo grado l’hanno condannato a 26 anni di carcere concedendogli le attenuanti generiche e salvandolo così dall’ergastolo che invece aveva richiesto il pm Grazia Colacicco.

Contro Boscani c’è la prova chiave del Dna, un profilo genetico ricavato dalle tracce organiche presenti nei graffi che la sorella aveva lungo il collo. Profilo che individua il responsabile in un maschio con le caratteristiche della famiglia: e Mirco, 48 anni, è l’unico uomo. Secondo la ricostruzione dell’accusa, lui, operaio disoccupato, continuava a fare alla sorella richieste di denaro. Lei, da poco in cassa integrazione, non era più in grado di farvi fronte.

I militari andarono a prelevare Boscani di notte proprio nel luogo del delitto, la casa dell’hinterland milanese dove la sorella viveva con la mamma costretta a letto. Lì, infatti, l’uomo si era trasferito subito dopo l’omicidio per assistere l’inferma. In realtà, già prima della tragedia Boscani, residente con la compagna a Monsummano Terme, nel Pistoiese, aveva preso a frequentare con sempre maggiore assiduità l’abitazione: veniva dalla Toscana in cerca di qualche lavoretto. E per chiedere soldi. Il 17 dicembre 2012, il drammatico epilogo. Secondo i carabinieri, Mirco e Loredana erano usciti attorno alle otto e un quarto di mattina per fare la spesa. Rientrati in casa verso le dieci, avrebbero iniziato a litigare. Motivo dell’alterco: 500 euro che Mirco pretendeva dalla sorella o che magari le aveva già rubato.

Quindi, l’aggressione: Loredana, tramortita da un colpo alla nuca, non era riuscita a divincolarsi dalla stretta mortale. In base agli esiti dell’autopsia, Loredana era morta per una profonda ferita al capo, e aveva sul collo anche degli evidenti segni di strangolamento. La casa in cui abitava con l’anziana, invece, era in perfetto ordine, nessun segno di effrazione, nulla fuori posto. Difficile quindi pensare all’ipotesi di una rapina finita in tragedia.
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