di Alessandra Zanardi

Peschiera Borromeo, 11 settembre 2013 - «Camminavo nella tormenta, quando ho sentito un urlo, poi un tonfo. Era l’atleta cinese scivolato tra le rocce». Raffaele Brattoli, maratoneta peschierese di 58 anni, era lì. In quella tappa maledetta del Tor de Géants, dove poi si è consumato il dramma, il suo gruppo precedeva di pochi minuti Yuan Yang, il corridore asiatico di 43 anni morto alle 23 di domenica dopo una fatale caduta sotto il colle della Crosatie, in Valgrisenche, in un punto particolarmente insidioso del percorso.

La gara podistica della Val d’Aosta, che si chiuderà il 15 settembre a Courmayeur e non è stata sospesa nonostante la tragedia, è fra i tracciati più ostici al mondo. Ad affermarlo è lo stesso Brattoli, che nella sua carriera di maratoneta è riuscito a concludere gli slam più impegnativi del Pianeta. Il peschierese era fra i 740 atleti di 42 diversi Paesi che domenica mattina hanno iniziato la lunga marcia sulle montagne valdostane. Una super-maratona di 330 chilometri, con 24mila metri di dislivello in salita. Dopo l’incidente di Yuan Yang, altre dieci persone, fra cui Brattoli, hanno dovuto interrompere la gara per un principio d’ipotermia.

Dall’ospedale di Aosta, dov’è stato sottoposto ad accertamenti, il peschierese racconta quella mezz’ora di calvario al colle della Crosatie. «Le condizioni meteo erano davvero avverse. Oltre alla pioggia e al nevischio, spirava un vento fortissimo, a 150 chilometri all’ora — spiega —. Quel punto è fra i più difficili del tracciato, con una parete piatta e ripida, resa scivolosa dal maltempo. Ero insieme a un amico, Francesco Cesaracciu. Dovevamo procedere a gattoni, sferzati dalla bufera».

«Abbiamo sentito un urlo — prosegue Brattoli —. Poco dopo abbiamo visto un giovane atleta francese a terra, ferito. Abbiamo pensato fosse stato lui a gridare. Invece era il concorrente cinese, che procedeva dietro di noi». La catena dei soccorsi si è subito messa in moto, ma i medici hanno impiegato due ore a raggiungere il luogo dell’incidente. E, al loro arrivo, non hanno potuto che constatare il decesso di Yuan Yang. «Bastava poco per evitare il dramma — commenta il peschierese —. Il maltempo era annunciato da giorni, sarebbe stato sufficiente deviare il percorso più a valle, in un tratto meno pericoloso. Di Yuan mi ricordo bene. All’inizio della gara gli avevo regalato dei pistacchi. Lui mi aveva sorriso». L’episodio ha sollevato un fiume di polemiche sulla sicurezza e l’organizzazione di queste competizioni-limite. Ma c’è chi non demorde. «L’anno prossimo ritenterò il Tor de Géants», annuncia Brattoli.

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