Rozzano, 21 agosto 2013 - Saranno dieci anni domani da quando Vito Cosco, allora 27enne, estrasse la sua calibro nove e sparò otto colpi, facendo una vera e propria strage. Era il 22 agosto del 2003 quando, oltre alle vittime disegnate, due ragazzi con precedenti residenti anche loro a Rozzano, morirono anche una bambina in braccio alla mamma e un uomo di 60 anni, di crepa cuore. Sono passati ormai 10 anni da quel giorno, da quell’inferno che si è consumato vicino via Biancospini, in quel quartiere popoloso in cui le vie hanno tutte nomi di fiori. Una mattanza che ha segnato una delle più tragiche pagine della storia di Rozzano ma allo stesso tempo che ha dato la forza a quello che era un paesone di periferia di alzare la testa.

Dopo tutti questi anni, mentre l’omicida, cugino di un altro Cosco, quel Carlo condannato all’ergastolo in appello per l’omicidio di Lea Garofalo, ha già scontato metà della sua pena — 20 anni quelli confermati in secondo grado per omicidio plurimo volontario, strage e possesso di armi — la città è stata oggetto di un cambiamento profondo. Già, quella Rozzano che la difesa di Cosco ha più volte definito come la causa di tutto, quel contesto che faceva da cornice a una storia di spaccio e debiti finiti in tragedia, ha oggi un altro volto. La tenenza dei carabinieri ha permesso di rafforzare il presidio del territorio e la voglia di riscatto ha fatto il resto. 

Erano circa le 22 del 22 agosto 2003, quando Vito Cosco impugnò la sua pistola. Uscì di casa per regolare i conti dopo un litigio legato al traffico di stupefacenti. Con un complice alla guida di una Ford Fiesta azzurra e acciaccata raggiunse via Biancospini, dove, seduti su un muretto, arrivati pochi minuti prima, erano seduti Alessio Malmassari e Raffaele de Finis di 23 e 29 anni. Cosco li raggiunse e sparò: un colpo andò a segno. L’altra vittima invece scappò: correndo sul muretto si avvicinò a un gruppo di donne. Una di queste aveva in braccio una bambina di soli due anni, Sebastiana Monaco.

Il killer tornò a sparare ma mancò il colpo e ferì al collo la bimba. Inutile la folle corsa in ospedale da parte della mamma, la piccola morirà nonostante i tentativi dei medici. Altri spari uccisero l’altro ragazzo. Crivellato di colpi. Cosco si diede quindi alla fuga ma si lasciò alle spalle anche il corpo di un 60enne, Attilio Bertolotti, morto d’infarto. Iniziò una caccia all’uomo che si concluse tre giorni dopo quando, da piazzale Baiamonti fu lo stesso Cosco che chiamò i carabinieri e disse: «Venite a prendermi».

francesca.santolini@ilgiorno.net