Melegnano, 16 giugno 2013 - «Mi chiamo Anna, ho 65 anni e sono un’ex giocatrice compulsiva». Anna ha iniziato un percorso di recupero e oggi coordina a Vizzolo Predabissi un gruppo di aiuto per persone dipendenti dal gioco d’azzardo. Ieri, a Melegnano, ha raccontato la sua storia in occasione del convegno «Non è solo un gioco», organizzato dalla lista civica Insieme Cambiamo.

Com’è caduta nel tunnel della dipendenza?
«Erano gli anni Settanta. Ero titolare di una scuderia e correvo con i miei cavalli a San Siro, dove sono stata la prima driver al femminile. Dal cavalcare allo scommettere è stato un attimo».

Poi cos’è successo?
«Ho dovuto vendere i cavalli per ripianare i debiti. Una tristezza infinita. Quando mi sono sposata, mi sono imposta di smettere. Ma la tregua è durata poco, un anno sì e no».

Sempre i cavalli?
«Anche lotto, bingo e infine quelle maledette slot machine. Non mi sono fatta mancare nulla. Pensi che mi ero comprata persino la moto, per raggiungere più facilmente il casinò. Andavo a Montecarlo e ogni tanto a Campione».

Quanti soldi ha perso?
«Come tutti i giocatori, non ho mai fatto i conti. Di certo una cifra da capogiro. Senza contare i gioielli che ho dovuto impegnare».

Per quanto tempo è andata avanti?
«Trent’anni. Anni di bugie e sotterfugi per farmi prestare i soldi. Anni dove ho indossato una maschera, per non mostrare agli altri quanto fossi imbruttita dentro».

Che cosa l’ha spinta a chiedere aiuto?
«Un giorno mio marito mi disse: “O cerchi di cambiare, oppure ti sbatto fuori casa”. Era il 2004. E’ passato un anno prima che mi decidessi a bussare alla porta di un centro di assistenza».

Ora lei è guarita, ce l’ha fatta.
«Non sono guarita, però non gioco più. Da questa malattia non si esce mai del tutto. Rimane sempre un’eco, un tarlo nella testa. Di certo ora la mia vita è cambiata. Ho riacquistato la stima degli altri e la consapevolezza delle cose».

Cosa dice alle persone che si rivolgono alla sua associazione?
«Dico che venire agli incontri è come prendere una medicina. Basta saltare una dose per rischiare di ricadere nel tunnel».

Alessandra Zanardi
alessandra.zanardi@ilgiorno.net