Mediglia, 20 agosto 2012 - Aver domato il rogo non basterà a spegnere l’allarme per il maxi incendio che ha distrutto i fienili della cascina Caluzzano a Mediglia. Sebbene dopo tre giorni di lavoro, i vigili del fuoco e i volontari del gruppo intercomunale di protezione civile siano riusciti a estinguere l’incendio, la paura che focolai sepolti da quintali di paglia alimentino nuove fiamme ha costretto le varie forze a rimanere sul campo e presidiare l’area. Solo nella tarda serata di ieri, i volontari del G.v.i.p.c — che vede i Comuni di Mediglia e Tribiano unire le forze — hanno smontato il campo rientrando alla base.

Intanto, però, un nuovo pericolo minaccia l’area: oltre alle fiamme, per il Comune della cintura metropolitana è rischio amianto. Infatti, la copertura del secondo fienile coinvolto nell’incendio, quello più moderno e parzialmente salvato dalle fiamme, ubicato vicino alla provinciale Cerca, contiene eternit. Una situazione a rischio per l’ambiente. «Anche se — precisa il sindaco Paolo Bianchi — i primi rileievi Arpa sembrano non evidenziare problemi reali all’ambinete da esalazioni di eternit». In ogni caso è stata emessa un’ordinanza per la bonifica e la messa in sicurezza dell’area, che spetteranno alla proprietà.

I carabinieri intanto hanno dato il via alle indagini per appurare la natura dell’incendio. Sebbene, al momento, non siano ancora state rinvenute tracce di materiale incendiario, la contemporaneità delle fiamme nelle due strutture distanti una dall’altra circa 150 metri, hanno generato sospetti.

Tutto è iniziato nel pomeriggio di giovedì: erano le 17 quando gli agricoltori e alcuni residenti sono stati attirati dalle lingue di fuoco. Le prime fiamme sono divampate dal fienile principale, una struttura di corte di circa 1500 metri quadri complemente ridotta in cenere. A pochi minuti di distanza, un altro incendio è divampato in un altro capannone, utilizzato anch’esso come fienile. Qui, gli idranti dei vigili del fuoco, le cui autobotti sono state «rigenerate» dalla Protezione civile agevolando le operazioni di soccorso, hanno evitato la demolizione della struttura. E il grazie del sindaco «va anche agli agricoltori che hanno messo a disposizione la loro acqua».

Oltre ai danni subiti dalla struttura ora si apre un nuovo capitolo di preoccupazione per la cascina e i suoi abitanti (fortunatamente nessun ferito né ustionato tra gli agricoltori che lavoravano nei campi adiacenti): la presenza di amianto, che costituisce la coperturta del capannone andata parzialmente distrutta. Ora, dopo l’intervento degli enti preposti e del Comune, non solo il materiale dovrà essere rimosso ma dovrà essere bonificata l’area sulla quale sono cadute le ceneri.

francesca.santolini@ilgiorno.net